lunedì 21 agosto 2017

Morro dona Marta ..traficante coloca fuzil na estatua do michael Jackson

Foi preso neste domingo (20) um suspeito de ter colocado um fuzil na estátua em bronze do cantor Michael Jackson (1958-2009) instalada no Morro Dona Marta, em Botafogo, zona sul do Rio. Ele seria traficante e atende pelo apelido de Mateuzinho, segundo a Polícia Militar. Mateuzinho foi encontrado por PMs da Unidade de Polícia Pacificadora (UPP) da favela, à tarde. Ele tem uma condenação por tentativa de homicídio de um PM da UPP, ocorrida em dezembro do ano passado, é foragido da Justiça e foi reconhecido durante patrulhamento no morro, conforme informou a PM. A polícia não soube dizer quando a arma foi pendurada no pescoço da escultura. A foto foi tirada por um criminoso e viralizou no último dia 14. A estátua foi inaugurada em 2010, um ano após a morte do cantor. Está fixada no alto do morro, na laje onde Michael gravou parte do clipe "They don't care about us", em 1996. É um ponto turístico do morro, procurado por visitantes, brasileiros e estrangeiros, depois que recebeu a primeira das Unidades de Polícia Pacificadora (UPPs) da capital, em 2008. No próprio dia 14, a PM informou que já havia identificado suspeitos de terem colocado a arma na estátua, mas não quando a foto fora feita. O Setor de Inteligência da UPP informou que alguns deles estavam com mandado de prisão em aberto e que buscas estavam sendo feitas. Os criminosos, de acordo com a PM, fazem parte da quadrilha de Marco Pollo Lima dos Santos, o Mãozinha, que estava foragido e foi preso por integrantes da UPP no último dia 27 de julho. Desde que foi aberta, a UPP Dona Marta sempre foi considerada uma unidade modelo do sistema de aproximação da polícia e da população e de retirada de traficantes armados das ruas das comunidades. Mas a situação mudou, e os tiroteios e mortes voltaram. Prestes a fazer uma década, as UPPs hoje somam 38. O modelo vive uma crise, decorrente da insuficiência de PMs para o patrulhamento e do rombo financeiro nas contas do Estado. Essa falência das UPPs vem sendo evidenciada na volta dos embates entre policiais e traficantes e na falta de confiança dos moradores das favelas em relação aos policiais, acusados de abusos e de envolvimento em casos de corrupção. Para especialistas na área de segurança, o ponto de inflexão foi julho de 2013, quando do assassinato do auxiliar de pedreiro Amarildo de Souza. Ele foi sequestrado, torturado e morto por PMs da UPP da Rocinha, favela onde morava. Doze PMs foram condenados pelos crimes de tortura seguida de morte, ocultação de cadáver e fraude processual

martedì 15 agosto 2017

Gente di MERDA


Home > Cronache > La strana morte di Niccolò Ciatti: chi sono gli assassini della discoteca

Martedì, 15 agosto 2017 - 11:41:00

La strana morte di Niccolò Ciatti: chi sono gli assassini della discoteca

Già scarcerati due dei tre aggressori del ragazzo di Scandicci deceduto a Lloret de Mar. Ma spuntano inquietanti legami 

Le immagini della barbara uccisione di Niccolò Ciatti, giovane originario di Scandicci (Fi) in vacanza a Lloret de Mar, cittadina di mare della Catalogna, hanno fatto il giro del mondo. Al momento, la discoteca St. Trop, dove si è consumato l'omicidio del giovane in seguito a una rissa, è stata chiusa per "gravi anomalie nella sicurezza" e per agevolare le indaginisulla dinamica di quei fatali momenti che hanno stroncato la vita di Niccolò e distrutto per sempre quella dei suoi famigliari e amici. 

L'inchiesta della polizia catalana ha subito portato all'arresto di tre giovani di 20, 24 e 26 anni, ritenuti di nazionalità russa. Ulteriori indagini hanno portato a scoprire che, per la precisione, i tre aggressori sono ceceni e, come si è scoperto, residenti in Francia ove hanno richiesto asilo politico. Pare che, a scatenare la rissa, sia stata una spinta accidentale fra Niccolò e uno dei tre ceceni, poi degenerata - con l'arrivo dei "rinforzi" - in un pestaggio vero e proprio ai danni del giovane di Scandicci. Tre contro uno, mentre tutti gli astanti assistevano - vergognosamente - impietriti.

Analizzando le riprese video delle telecamere di sicurezza, è stato tuttavia ravvisato un elemento peculiare che ha destato i sospetti delle forze dell'ordine. Il calcio sferrato a Niccolò in pieno viso, infatti, risulterebbe tipico di un conoscitore delle arti marziali, e - dopo qualche interrogatorio - gli inquirenti sarebbero giunti alla conclusione che i tre ceceni siano legati ad ambienti paramilitari. Sviluppo eclatante: due di loro sono già stati scarcerati mentre il terzo, quello del calcio fatale, resta in carcere. I due scarcerati , per giunta, sarebbero già tornati in Francia. Il caso della morte di Niccolò Ciatti, al momento, risulta ancora piuttosto nebuloso così come il passato e il background dei tre ceceni, la cui probabile appartenenza a misteriose forze paramilitari rende il tutto più inquietante. Oltre al fatto della celere scarcerazione e del rapidissimo rimpatrio di due degli aggressori. 

Intanto, mentre proseguono le indagini, il Comune di Lloret de Mar ha annunciato che si costituirà parte civile al processo contro gli assassini di Niccolò, la cui scomparsa prematura e iniqua ha gettato nello sconforto Scandicci e anche tutta Italia. Lloret de Mar è tristemente nota per la serie di morti assurde di giovani turisti. Uccisi durante risse, sfracellati dopo giochi pericolosi dalle terrazze degli alberghi, assassinati dopo rapine finite male, sono molteplici i casi in cui dei ragazzi in vacanza hanno perso la vita in questa "ridente cittadina di mare" della Catalogna. Ultimo della tragica serie, il povero Niccolò Ciatti, assassinato sul pavimento di una discoteca davanti a una marea di persone inerti intente a filmare il tramonto dell'umanità

Cina in crisi....🤑


METEOOROSCOPO

Home > Economia > Cina: Fmi, economia piena di debiti e su traiettoria pericolosa

Martedì, 15 agosto 2017 - 15:56:00

Cina: Fmi, economia piena di debiti e su traiettoria pericolosa

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Elkette, l'alce peluche compagna dell'ad di Unicredit Mustier

La crescita cinese e' ottenuta al costo di un indebitamento crescente che aggrava i rischi finanziari a medio termine. L'allarme e' del Fondo monetario internazionale, che in un rapporto dedicato all'economia del Dragone, parla esplicitamente di "traiettoria pericolosa" e invita Pechino a riequilibrare i fattori in direzione di una crescita "piu' sostenibile". Grazie al sostegno dello Stato, scrivono i tecnici dell'Fmi, "le prospettive della crescita cinese si sono rafforzate nel breve termine, ma a prezzo di maggiori rischi nel medio". A fronte di un rafforzamento dei piani infrastrutturali, del boom immobiliare e dell'aumento del credito, il Pil cinese e' cresciuto del 6,9% su base annua sia nel primo che nel secondo trimestre, contro il +6,7% del 2016. Ma questo risultato, avvertono da Washington, potrebbe essere precario. "Il costo principale", si legge nel rapporto, "e' un aumento importante dell'indebitamento pubblico e privato".

L'Fmi mantiene le sue previsioni di una crescita del Pil cinese pari al 6,7% quest'anno e al 6,4% nel 2018 e nel 2019. Ma per ottenere l'obiettivo, rileva, "Pechino dovra' mantenere l'attuale livello di investimenti pubblici e lasciar correre l'indebitamento privato". Una scelta non priva di rischi. "I precedenti internazionali", afferma il Fondo, "suggeriscono che la bolla del credito in Cina segue una traiettoria pericolosa", che rafforza i rischi di "un aggiustamento brutale" o di "uno sgonfiamento della crescita". Secondo i tecnici di Washington, "le fragilita' si sono accumulate" e, "se il Governo cinese non agira', non fara' che ritardare l'inevitabile aggiustamento, rendendolo piu' doloroso". Per questo il Rapporto raccomanda a Pechino di smetterla di fissare obiettivi di crescita quantitativi e irrevocabili e di accelerare le riforme per rafforzare "il ruolo del mercato". 

Trump: Cina avverte, prenderemo misure difesa interessi commercio 

La Cina ha avvertito Donald Trump che "difendera' i suoi interessi", in risposta alle indagini ordinate dal presidente Usa per chiarire se Pechino abbia violato la proprieta' intellettuale e abbia ottenuto impropriamente tecnologia straniera. Esprimendo "grande preoccupazione" per la decisione, e invitando Washington alla "prudenza", il ministero del Commercio cinese ha sottolineato che l'iniziativa americana e' una "violazione delle regole sul commercio internazionale". "Una guerra commerciale e' senza futuro e non e' negli interessi di entrambi i Paesi", ha aggiunto il dicastero.

La piu grande truffa immobiliare in lombardia

La più grande truffa immobiliare in Lombardia affaritaliani.it Totò è riuscito a vendere la fontana di Trevi ad un turista americano: erano altri tempi, d’accordo; ma quel genio, quella capacità tutta italiana di truffare con maestria e ingegno, qualcuno la possiede ancora. E’ il caso di un gruppo di sette persone (sei di queste finite in carcere e una agli arresti domiciliari), attualmente in attesa di essere processati per quella che è stata definita la più grande truffa immobiliare degli ultimi anni. Non è stato possibile stabilire con esattezza l’ammontare preciso dei ricavi della truffa perché gli inquirenti sospettano che vi siano numerosi altri casi non denunciati o che ve ne siano altri non ancora riconducibili a questa organizzazione: per ora il danno stimato arrecato agli ignari acquirenti che hanno sborsato denaro per l’anticipo della compravendita di case che non potranno mai possedere, si aggira intorno ai due milioni di lire. Grazie a documenti inediti emerge la capacità della squadra investigativa del Comando Provinciale dei Carabinieri di Via Moscova a Milano, che è riuscita ad individuare il tallone di Achille dell’organizzazione, e cioè l’unico errore commesso dai componenti della banda, che diversamente sarebbe rimasta impunita per sempre. Il G.I.P. Andrea Galzinetti, ha disposto la custodia cautelare per Eugenio Pulici, 76 anni, residente a Peschiera Borromeo (Mi); Luciano Chierici, 59 anni, di Desio (Mb); Neza Teresa Vidmar, 66 anni, nata in Slovenia ma residente a Milano; Massimo Ferioli, 567 anni di Marnate (VA); Dario Crespi, 63 anni, di Brugherio (Mb); Maria Assunta Corno, 68 anni, di Concorezzo (Mb); e gli arresti domiciliari per Cinzia Maffi, 41 anni di Melzo (Mi). La motivazione, cita l’Ordinanza di applicazione di misura cautelare coercitiva: “deriva dalla risultanza delle indagini che hanno dimostrato che; per quanto riguarda Il Chierici, il Ferioli, il Crespi, la Vidmar, la Maffi e la Corno, i compenti della banda si associavano tra loro, e verosimilmente con altre persone allo stato non ancora identificate, con lo scopo di commettere un numero indeterminato di delitti, accumunati dal filo rosso di una spiccata finalità di profitto. Costituivano in particolare un solido e duraturo sodalizio allo specifico proposito di poter attuare una serie di truffe nel settore immobiliare, effettivamente poi commesse”. Il Ferioli, il Giudici, il Crespi e il Chierici, sono stati individuati come gli organizzatori e i promotori dell’organizzazione. In pratica questa organizzazione, operava come con una professionalità e con una capacità straordinaria. Avevano previsto tutto: uffici di rappresentanza, macchine di lusso, vestiti di sartoria, telefoni, automobili, siti web, materiale pubblicitario e disponevano di strutture commerciali e quant’altro necessitasse per rendersi più che credibili e al di sopra di qualsiasi sospetto. Ma non è solo questa la bravura e l’ingegno profusi degli appartenenti di questa organizzazione: i loro modi e la loro capacità persuasiva, e la loro preparazione tecnica in materia di immobili, ad altissimo livello, erano di fatto il biglietto da visita di un gruppo d’elite che non è mai stato messo in discussione da nessuna delle loro vittime. Il loro modus operandi era sempre più o meno lo stesso: attraverso annunci internet nei vari portali tra i più noti che si occupano di vendita e acquisto di attività immobiliari, sia per privati che per aziende, cercavano, parallelamente, le due tipologie di persone necessarie affinché la truffa potesse essere perpetrata, e cioè chi, sempre senza agenzia, tentava la vendita di un appartamento di lusso in zona centrale, e chi, sempre privatamente e senza agenzia, manifestava il desiderio di acquistare un immobile di lusso in zona centrale. Una volta individuati sia il venditore che il possibile acquirente, iniziava il vero lavoro degli abili truffatori che, pur diversificandosi a secondo dei casi e delle tipologie delle persone da incontrare, manteneva quasi sempre lo stesso modo di agire. Generalmente la ricerca iniziava partendo dal possibile acquirente che cercava negli annunci on-line un alloggio con determinate caratteristiche in una certa zona. Avveniva così il primo contatto, solitamente via mail che aveva il compito di “sondare” le intenzioni e la credibilità dell’inserzionista, e si avviava così il primo contatto; diciamo “l’esca”. Se il possibile acquirente abboccava e rispondeva, arrivava il primo contatto telefonico da uno dei tanti “alias”, ovvero nominativi fasulli, dei sedicenti Fausto Morand, o Gramegna, o Bernasconi, o Crudeli, o Leopardi, o Pignoli, o Tonelli, o Bianchi , o Sirtori, o Bianchi, o Benedetti, o Bucci che vantando la qualifica di agente immobiliare o di mediatore o di semplice incaricato per conto di una società mandataria della proprietà, poneva in essere varie attività professionali tipiche del mediatore vero. Veniva così proposto l’incontro per far visionare l’appartamento sito proprio dove l’acquirente lo stava cercando (appartamento che nel frattempo qualcuno dell’organizzazione o aveva già individuato o stava cercando di individuare sempre attraverso le offerte della rete). Si procedeva quindi alle trattative pre-negoziali ben costruite, per far sì che si addivenisse in tempi piuttosto brevi a un accordo sul prezzo (sempre notevolmente inferiore a quello di mercato per appartamenti del genere) e che si potesse addivenire alla consegna di un significativo acconto in sede di preliminare. Quando l’appartamento idoneo veniva identificato, altri componenti dell’organizzazione procedevano invece a contattare il proprietario dell’immobile. Anche qui i nomi erano tutti inventati e fittizi e il ruolo di chi dovesse contattare il proprietario dell’alloggio era intercambiabile a seconda della tipologia delle persone individuate. Si presentavano dal venditore come un qualificati professionisti del settore, titolari di un pacchetto di facoltosi clienti che avevano intenzione di fare investimenti immobiliari. Dopo qualche incontro, con abilità e cedibilità, l’incaricato dell’organizzazione riusciva a carpire e a conquistare la fiducia del proprietario dell’immobile riuscendo a farsi consegnare sia le chiavi, necessarie per consentire la visita dell'unità immobiliare, che tutti i documenti catastali e di altra natura dell' appartamento, precisando che i clienti erano alquanto scrupolosi. A questo punto scattava la fase successiva: impadronirsi dell’identità del venditore e attraverso l'utilizzo di documenti falsi aprire un conto corrente a suo nome presso un qualsiasi istituto di credito. Quando il piano era pronto si provvedeva a fare incontrare il possibile acquirente con il vero/falso proprietario dell’alloggio. Gli si mostrava la casa, si trattava il prezzo e si definivano i dettagli per completare l’affare, magari in più incontri che avvenivano con il vero/finto responsabile mediatore, la vera/finta segretaria e altre figure di poco rilievo, magari un autista, un collaboratore generico o un semplice portaborse di contorno; insomma tutto quanto serviva per aumentare la credibilità della truffa. E questo avveniva con più probabili acquirenti, perché molti alloggi sono stati “venduti” a più persone. Dopo l’ultimo incontro si procedeva ad un contratto preliminare di vendita fornendo atti autentici: visure, attestato di certificazione energetica, verbali di assemblea del condominio, piante catastali. E oltre ai documenti originali venivano fornite anche fotocopie della carta d'identità del venditore e relativa tessera sanitaria riportante il codice fiscale, il tutto perfettamente falsificato. Alla sottoscrizione del contratto si stabiliva la somma pattuita e si addiveniva all’accordo che venisse versata una caparra o un anticipo sul prezzo (percentuale che variava in base alla trattativa, ma che si attestava sempre su cifre importanti che oscillavano dai minimo 30 mila euro e che potevano arrivare anche a sfiorare i 300/400 mila euro) tramite bonifico bancario o tramite la consegna di assegni bancari o circolari. Per non destare sospetti, e per rimandare il più possibile il momento in cui le persone truffate potessero capire di essere rimaste vittime di una truffa, e per poter aumentare il numero delle vendite dello stesso appartamento a più vittime, i truffatori cercavano di prendere tempo con le scuse più probabili possibili e mantenevamo nel frattempo cordiali rapporti con gli acquirenti attraverso una comunicazione continua con email e sms. La stesura del contratto definitivo poteva avvenire addirittura in studi notarili, presi a caso dall’elenco dei Notai di Milano. Quando il bonifico (o il versamento degli assegni ricevuti) giungeva sul conto corrente aperto con i documenti falsi, il denaro veniva immediatamente prelevato o fatto transitare su un altro conto corrente in Svizzera, sempre aperto con i falsi documenti serviti per l’intera operazione. Dopodiché avveniva il riciclo vero e proprio del denaro attraverso l’acquisto di lingotti d’oro, sempre utilizzando i documenti clonati, acquistati presso negozi o ditte specializzate di Milano, o della Svizzera. I casi accertati sono relativi ad immobili di Milano in zone centrali e di prestigio a Milano e più precisamente in via Vaina; via Pagano; via Melzi d'Eril; via Solari; via Ippodromo e corso Indipendenza. L’INDAGINE La complessa indagine ha avuto inizio quando le denunce presentate dalle numerose vittime della truffa, presentavano identiche modalità e caratteristiche, seppur perpetrate da individui con nomi diversi. Alla luce della serialità di diciassette episodi denunciati, i procedimenti sono stati riuniti, con conseguente conduzione delle indagini, affidate al Nucleo Investigativo dell'Anna dei Carabinieri di via Moscova. Gli investigatori hanno subito proceduto all'analisi dei tabulati del traffico telefonico delle utenze che venivano fornite alle persone truffate durante le trattative. Si è subito capito però che si trattava di telefoni cellulari e sim-card "usa e getta" e intestati ai falsi venditori o a persone inesistenti, e che non venivamo mai riutilizzati dopo il compimento del raggiro. Il traffico telefonico era limitato alle sole chiamate inerenti alle trattative immobiliari. L’unico dato investigativo rilevante emergeva dall'esame degli spostamenti sul territorio. Tutte le utenze avevano frequenti e quotidiane localizzazioni con l'attivazione dei ripetitori, oltre che nella zona in cui erano ubicati gli immobili oggetto delle finte vendite, in Milano e vari comuni dell’Hinterland. Si rilevavano anche spostamenti in Svizzera, in concomitanza con il perfezionamento dei raggiri, verosimilmente da ricollegare alle formalità relative all'apertura dei conti correnti e, dopo la truffa, al ritiro del denaro. Gli investigatori procedevano quindi agli accertamenti sul territorio nei luoghi in cui i cellulari venivano localizzati, ma senza successo. Non rimaneva che tentare, attraverso l'acquisizione dei tabulati di traffico telefonico di tutte le utenze attive in tali aree contestualmente a quelle prese in considerazione per le ricerche fino ad allora effettuate, di scoprire se vi fossero altre utenze che si spostavano parallelamente a quelle sotto osservazione e se i truffatori, nei loro spostamenti, avessero commesso l’errore di portare al seguito altri telefoni cellulari. Questo mastodontico accertamento ha consentito di arrivare alla prima identificazione. In esito ad una delle tante truffe perpetrata il 16.4.2014 ai danni di E.V., veniva individuata un'utenza cellulare in cui si registravano spostamenti del tutto coincidenti a quelli relativi ai cellulari utilizzati dai truffatori, perciò verosimilmente nella disponibilità della stessa persona. Tale utenza era intestata ed in uso a Eugenio Pulici, ripreso dalle telecamere posizionate presso la Banca Etruria nell'atto dell’ingresso in banca, nella data in cui veniva disposto il bonifico della somma indebitamente ricevuta da una delle persone truffate. L’utenza cellulare di Pulici veniva quindi sottoposta ad intercettazione. Si arrivava così all'identificazione di Neza Terezija Vidmar, in occasione dell'incontro con Pulici presso l'abitazione della donna, alla presenza anche di un’altra persona, successivamente identificata in Luciano Chierici. La successiva attività di indagine consentiva di apprendere come i truffatori utilizzassero per comunicare tra loro, oltre alle utenze cellulari dall'intestazione fittizia, anche telefonici pubblici. Le telecamere comunali consentivano inoltre di individuare il chiamante e l'autovettura che utilizzava, una Ford B-Max di colore blu. Si accertava che l'auto veniva parcheggiata nei box del condominio di via Gaetana Agnesi n. 1, dove è residente la moglie di Chierici. Si acquisivano dunque le fotografie di quest'ultimo e, ponendole a confronto con quelle apposte sui documenti falsificati, emergeva con chiarezza l'identità tra i due soggetti. Nel contesto delle attività di investigazione del Chierici, grazie alle riprese effettuate dalle telecamere comunali, emergeva che, in più occasioni, lo stesso veniva accompagnato a Milano della moglie del Ferioli. La conferma del coinvolgimento del Ferioli è giunta infine grazie al riconoscimento effettuato da numerose vittime della truffa in sede di individuazione fotografica. Grazie allo stesso tipo di confronto incrociato si è arrivati ad individuare il Crespi e la Corno. Il confronto tra la fotografia posta sulla carta di identità della Corno e quella applicata sul documento recante la falsa generalità del proprietario dell'immobile di via Pagano, permetteva di accertare che si trattasse della medesima persona. Attraverso ulteriori riscontri si identificava infine anche la Maffi, che, nel corso delle trattative relative alla falsa vendita dell'appartamento di via Melzi d'Eril si presentava ai potenziali acquirenti con il proprio nome di battesimo. http://www.affaritaliani.it/cronache/truffa-immobiliare-lombardia-427807.html

Non hai capito niente...kondonbià .....faccia di merda

Non hai capito niente

12.08.2017 00:00 di Filippo M. Capra
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Non sapevo che fuori dall’ingresso della Pinetina ci fosse scritto ‘villaggio vacanze’, voi per caso ve ne eravate accorti? O forse nel cortile della sede dell’Inter, appena sotto al cartello che invita a rallentare causa passaggio pedonale… Più semplicemente, invece, non c’è alcun avviso, il che ci rassicura circa la nostra capacità visiva ma ci fa preoccupare per quel che riguarda la salute della Beneamata. In ogni realtà che si rispetti, che sia a livello calcistico o extracalcistico, c’è una sola componente che sta alla base di tutto: il rispetto. Rispetto per il lavoro degli altri, per la loro professionalità, per i loro sacrifici. Per la loro situazione economica. Rispetto per ogni cosa o persona che incontri sul posto di lavoro e per l’ambiente che gli gravita intorno. Non è ammissibile che un ragazzo, o meglio, uno sbarbato come diciamo noi a Milano, che guadagna MILIONI DI EURO ogni anno per giocare a pallone, si arroghi il diritto di insultare, perché di insulto si tratta, un club come l’Inter. Non esiste. Non sarebbe stato comprensibile nemmeno se una bandiera dei tempi che furono avesse fatto un gesto simile, figuriamoci un giocatore che è qui da due sole stagioni, che è stato corteggiato, coccolato e protetto per 24 lunghissimi mesi da una società che ha investito quasi 40 milioni di euro per acquistarlo e non ha avuto in cambio nemmeno un decimo della fiducia in lui riposta.

Inter, ecco Colidio

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Le prestazioni degne di nota di Geoffrey Kondogbia in questo lasso di tempo si contano sulle dita di una mano. Ma nonostante questo il club ha continuato a credere in lui, Spalletti si è addirittura sbilanciato facendogli piccole promesse circa il suo ruolo all’interno dell’organico nerazzurro nelle stagioni che verranno. Parole che, evidentemente, sono entrate da un padiglione auricolare e sono uscite dall’altro, tempo di una veronica inutile a centrocampo (ricordate cosa disse de Boer di lui?). Ma l’Inter è più forte di tutto questo. Non si spaventa davanti ai capricci di un dilett… ehm scusate, ‘professionista’. Chiunque esso sia. Kondogbia vuole la cessione, e la cessione avrà ma alle condizioni nerazzurre. Se è vero che determinati club (uno solo) lo vogliono così tanto, sapranno anche riconoscerne il valore e fare il giusto investimento economico per ingaggiarlo. Altrimenti vorrà dire che resterà qui, con tutte le conseguenze del caso. Attenzione, qui nessuno ce l’ha col Valencia che ha agito e sta agendo nel pieno rispetto delle regole e dell’Inter (vedi la trattativa per Murillo). Ma l’aria è cambiata, e senza sbilanciarsi su quanto sia giusta o meno la nuova politica societaria riguardo queste situazioni, ora non è più permesso sbagliare in questo modo.

Non sono più i tempi in cui l’amato presidente Massimo Moratti prendeva a cuore i suoi giocatori e li coccolava quasi come fossero figli suoi, perdonando loro tutto, anche i peggiori tradimenti (qualcuno andò al Milan dopo una tappa a Madrid…). Moratti era un romantico, l’Inter l’ha gestita col cuore rimettendoci enormi quantità di denaro e, forse, anche qualcosa in salute. Ma i tempi, come dicevamo, sono cambiati. Il Romanticismo non è più il punto di partenza, è una corrente d’aria fresca che inebria gli spiriti dei tifosi nerazzurri quando davvero vedono la passione e l’amore che metti ogni giorno e ogni domenica sul campo per difendere l’onore di questa maglia.

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Tempo fa ci fu un altro ragazzotto che si rese protagonista di un episodio che aggettivarlo come spiacevole è un eufemismo. Egli gettò per terra la casacca in seguito ai fischi ricevuti da alcuni degli 80mila presenti quella sera, dopo una storica vittoria interna in Champions League per 3-1 contro l’imbattibile Barcellona di Pep Guardiola e Leo Messi. Come ben sappiamo, Mario Balotelli lasciò l’Inter l’estate seguente per non farci più ritorno. Purtroppo ci sono, di tanto in tanto, personaggi che probabilmente pensano di essere più grandi del club per cui LAVORANO. Che credono di poter fare il bello e il cattivo tempo a seconda di quelle che sono le loro priorità in quel preciso periodo.

Eppure dovrebbero saperlo che i nomi che hanno reso grande l’Inter in Italia e nel mondo erano i primi a eccellere per umiltà, dedizione e rispetto per i colori che rappresentavano. Per tutti i collaboratori, i magazzinieri, i dirigenti, i presidenti e i giocatori che sono venuti prima di loro e che sarebbero venuti dopo. Per rimarcare il senso di appartenenza che si ha all’interno di una famiglia. Chiudo con una citazione dell’indimenticato Avvocato Giuseppe Prisco, che dedicò la sua intera esistenza alla causa nerazzurra. In risposta ad un giornalista, Peppino disse: “Qualche suo collega mi ha detto: 'Lei ha servito cinque presidenti dell’Inter'. Ho risposto: “Non è esatto, io ho cercato di servire sempre e solo l’Inter”. Ecco, questo sì che potrebbe essere scritto fuori dalla Pinetina o sotto la sede