domenica 29 marzo 2020

cura covid19 29/03


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Bridgewater scommette 1,5 miliardi sulla discesa delle borse

Il più grande hedge fund del mondo sta utilizzando opzioni put per scommettere sul ribasso entro marzo dell’indice S&P 500 o dell’Euro Stoxx 50, o di entrambi. Entro la fine di quel mese i democratici dovrebbero aver scelto il loro candidato per le elezioni presidenziali

di Juliet Chung e Gunjan Banerji22/11/2019 13:26

     


(foto Wikipedia-Grameen America)

Bridgewater Associates ha scommesso più di 1 miliardo di dollari che i mercati azionari di tutto il mondo scenderanno entro marzo, secondo fonti a conoscenza della cosa. La scommessa, assemblata in un arco di mesi ed eseguita per il tramite di un piccolo numero di intermediari, tra cui Goldman Sachs Group e Morgan Stanley, si rivelerà fruttuosa per il più grande fondo hedge del mondo se l'indice S&P 500 o l'Euro Stoxx 50-o entrambi, registreranno appunto un ribasso, secondo quanto riportano alcune fonti del WSJ.
Sono state utilizzate opzioni put, che sono contratti che danno agli investitori il diritto di vendere azioni ad un prezzo specifico, noto come strike, entro una certa data. Consentono agli investitori di sborsare una quantità relativamente piccola di liquidità per coprire un portafoglio più grande o effettuare una scommessa direzionale. Le opzioni scadono a marzo e attualmente rappresentano una delle più grandi scommesse ribassiste contro il mercato.
Bridgewater ha pagato circa 1,5 miliardi di dollari per i contratti di opzioni, che rappresentano quasi l'1% dei 150 miliardi di dollari in asset in gestione della società che ha sede a Westport (Connecticut), sempre secondo le fonti del Journal. I contratti di opzioni sono legati a circa 100 miliardi di dollari di valore degli indici. Quanto Bridgewater potrebbe realizzare in caso le sue previsioni si avverassero dipende da molti fattori , tra cui l’entità complessiva del ribasso e il momento in cui incassare la posta della scommessa.
Non è stato possibile determinare il motivo per cui Bridgewater ha deciso questo investimento. Molti clienti hanno detto che potrebbe essere semplicemente una copertura costruita per bilanciare l'esposizione significativa sui mercati azionari della società di gestione. I fondi spesso si coprono, o assumono posizioni di compensazione, contro altre esposizioni per proteggersi dalle perdite.
L'enorme dimensione della scommessa ha spinto i trader a parlarsi e ha fatto salire il prezzo di alcune opzioni, come per esempio quelle legate all'indice S&P 500, il cui numero in circolazione ha raggiunto in settembre il livello più alto in più degli ultimi quattro anni, secondo il fornitore di dati Trade Alert. I dati mostrano che c'è stato anche un crescente interesse per le opzioni put S&P 500 che scadono a marzo.
La scommessa di Bridgewater si aggiunge a un numero crescente di operazioni ribassiste piazzate nel momento in cui i mercati azionari hanno raggiunto nuovi massimi e alcuni investitori si sono preoccupati  degli effetti di una possibile correzione. Alcuni importanti money manager hanno anche previsto un crollo dei mercati se il senatore Elizabeth Warren ai aggiudicasse la candidatura alle presidenziali per il  Partito Democratico, o addirittura la presidenza stessa; i trader hanno iniziato a piazzare scommesse ribassiste in settori che includono l'assistenza sanitaria.
Bridgewater ha rifiutato di commentare l’operazione, precisando che "Non abbiamo posizioni destinate a coprire o scommettere su un qualsiasi potenziale sviluppo politico negli Stati Uniti". Bridgewater ha anche dichiarato che le sue posizioni cambiano spesso e sono spesso degli hedge costruiti per altre controparti od operazioni, e che sarebbe un errore voler interpretare troppo cosa vi sia dietro una singola posizione.
La scommessa di Bridgewater è costituita da una serie di contratti put e gli indici azionari non dovrebbero necessariamente scendere ai prezzi strikeper far sì che Bridgewater ne tragga profitto: la società potrebbe mutare posizione e vendere contratti che aumentano di valore se i mercati iniziano a scendere, anche se i ribassi portassero gli indici al di sotto dei prezzi d'esercizio.
La maggior parte dei contratti non sono esercitati ai prezzi di esercizio designati, ma sono invece comunemente usati come strumenti di trading per gli investitori che cercano di trarre profitto dalle mosse del mercato. I prezzi delle opzioni di solito aumentano quando lo strumento sottostante si avvicina al prezzo di esercizio e quando sembra più probabile che lo strumento possa raggiungere quel livello entro la data di scadenza.

bridgewater scommette 1miliardo e mezzo di usd 5 mesi prima dello scoppio del Covid19


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Bridgewater scommette 1,5 miliardi sulla discesa delle borse

Il più grande hedge fund del mondo sta utilizzando opzioni put per scommettere sul ribasso entro marzo dell’indice S&P 500 o dell’Euro Stoxx 50, o di entrambi. Entro la fine di quel mese i democratici dovrebbero aver scelto il loro candidato per le elezioni presidenziali

di Juliet Chung e Gunjan Banerji22/11/2019 13:26

     


(foto Wikipedia-Grameen America)

Bridgewater Associates ha scommesso più di 1 miliardo di dollari che i mercati azionari di tutto il mondo scenderanno entro marzo, secondo fonti a conoscenza della cosa. La scommessa, assemblata in un arco di mesi ed eseguita per il tramite di un piccolo numero di intermediari, tra cui Goldman Sachs Group e Morgan Stanley, si rivelerà fruttuosa per il più grande fondo hedge del mondo se l'indice S&P 500 o l'Euro Stoxx 50-o entrambi, registreranno appunto un ribasso, secondo quanto riportano alcune fonti del WSJ.
Sono state utilizzate opzioni put, che sono contratti che danno agli investitori il diritto di vendere azioni ad un prezzo specifico, noto come strike, entro una certa data. Consentono agli investitori di sborsare una quantità relativamente piccola di liquidità per coprire un portafoglio più grande o effettuare una scommessa direzionale. Le opzioni scadono a marzo e attualmente rappresentano una delle più grandi scommesse ribassiste contro il mercato.
Bridgewater ha pagato circa 1,5 miliardi di dollari per i contratti di opzioni, che rappresentano quasi l'1% dei 150 miliardi di dollari in asset in gestione della società che ha sede a Westport (Connecticut), sempre secondo le fonti del Journal. I contratti di opzioni sono legati a circa 100 miliardi di dollari di valore degli indici. Quanto Bridgewater potrebbe realizzare in caso le sue previsioni si avverassero dipende da molti fattori , tra cui l’entità complessiva del ribasso e il momento in cui incassare la posta della scommessa.
Non è stato possibile determinare il motivo per cui Bridgewater ha deciso questo investimento. Molti clienti hanno detto che potrebbe essere semplicemente una copertura costruita per bilanciare l'esposizione significativa sui mercati azionari della società di gestione. I fondi spesso si coprono, o assumono posizioni di compensazione, contro altre esposizioni per proteggersi dalle perdite.
L'enorme dimensione della scommessa ha spinto i trader a parlarsi e ha fatto salire il prezzo di alcune opzioni, come per esempio quelle legate all'indice S&P 500, il cui numero in circolazione ha raggiunto in settembre il livello più alto in più degli ultimi quattro anni, secondo il fornitore di dati Trade Alert. I dati mostrano che c'è stato anche un crescente interesse per le opzioni put S&P 500 che scadono a marzo.
La scommessa di Bridgewater si aggiunge a un numero crescente di operazioni ribassiste piazzate nel momento in cui i mercati azionari hanno raggiunto nuovi massimi e alcuni investitori si sono preoccupati  degli effetti di una possibile correzione. Alcuni importanti money manager hanno anche previsto un crollo dei mercati se il senatore Elizabeth Warren ai aggiudicasse la candidatura alle presidenziali per il  Partito Democratico, o addirittura la presidenza stessa; i trader hanno iniziato a piazzare scommesse ribassiste in settori che includono l'assistenza sanitaria.
Bridgewater ha rifiutato di commentare l’operazione, precisando che "Non abbiamo posizioni destinate a coprire o scommettere su un qualsiasi potenziale sviluppo politico negli Stati Uniti". Bridgewater ha anche dichiarato che le sue posizioni cambiano spesso e sono spesso degli hedge costruiti per altre controparti od operazioni, e che sarebbe un errore voler interpretare troppo cosa vi sia dietro una singola posizione.
La scommessa di Bridgewater è costituita da una serie di contratti put e gli indici azionari non dovrebbero necessariamente scendere ai prezzi strikeper far sì che Bridgewater ne tragga profitto: la società potrebbe mutare posizione e vendere contratti che aumentano di valore se i mercati iniziano a scendere, anche se i ribassi portassero gli indici al di sotto dei prezzi d'esercizio.
La maggior parte dei contratti non sono esercitati ai prezzi di esercizio designati, ma sono invece comunemente usati come strumenti di trading per gli investitori che cercano di trarre profitto dalle mosse del mercato. I prezzi delle opzioni di solito aumentano quando lo strumento sottostante si avvicina al prezzo di esercizio e quando sembra più probabile che lo strumento possa raggiungere quel livello entro la data di scadenza.

dopo il natale cinese 25 gennaio 2020..

Existe um motivo pelo qual a Itália, particularmente, o Norte foi atingida tão brutalmente, mas você não ouve isso das mídias. 
Por volta de 2010, companhias chinesas adquiriram marcas italianas, não apenas porque a classe média chinesa ama a moda italiana. Eles precisavam manter o tão cobiçado “made in Italy”. Então, ao invés de fabricar, na China, eles enviaram os chineses para a Lombardia e a Toscana (Milão e Florença). Dê um
Google - Em 2013 New York Magazine disse que há mais de 20 mil, em Prato, uma cidadezinha da Toscana. Atualmente, há mais de 200 mil em toda a Itália ou até mais. E adivinha onde fica a sede da indústria fashion chinesa? Sim, Wuhan - que contrata e envia mão de obra barata para as fábricas da Itália. Muitos retornaram para a China para o ano novo chinês. Em 25 de janeiro, o vírus estava crescendo, na cidade natal deles e eles retornaram com este vírus. Mas você não escuta isso da mídia e eu me pergunto por quanto tempo isso não será postado. Então, não estamos na mesma escala da crise italiana por razões muito particulares.

wenzhou la città di origine dei cinesi d'Italia



WENZHOU, LA CITTÀ D’ORIGINE DEI CINESI D’ITALIA

Inviato da ISPI il Lun, 23/03/2015 - 16:58

MARTEDÌ, 24 MARZO, 2015

Asia


Se la conoscenza reciproca è un fattore importante quando si investe all’estero, allora la città di Wenzhou rappresenta una soluzione ideale per gli imprenditori italiani. Lo Zhejiang è, infatti, una della province cinesi più conosciute in Italia e gli abitanti di Wenzhou (Wēnzhōu rén; 温州人) nota città portuale nel sud della provincia, vantano tra i loro connazionali i più stretti legami con il nostro paese. Questo perché lo Zhejiang meridionale e, in particolare, la città-prefettura di Wenzhou e i distretti di Qingtian e Wencheng, sono la terra d’origine del 90% delle comunità di immigrati cinesi in Italia e in Europa. Un’affluenza così elevata, oltre all’attrattività esercitata dall’Italia è dipesa da fattori sia di livello marco, di ordine economico politico-sociale sia di livello micro, personali e familiari. Ed è proprio la forza del “familiare” legato all’imprenditorialità degli abitanti di Wenzhou che ha contribuito a rendere unica la città non solo agli occhi dell’Occidente ma anche all’interno della Cina stessa.
Sebbene al momento lo Zhejiang sia una delle province più ricche della Cina, le condizioni economiche degli abitanti di questa zona non sono sempre state delle più floride. Lo Zhejiang meridionale, storicamente di rilevanza marginale nel dominio dell’Impero di Mezzo, è stato per lungo tempo caratterizzato da un’economia agricola, settore che impiegava la maggior parte della popolazione, concentrata in prevalenza in piccoli villaggi rurali. Da ciò sono dipesi un livello di istruzione basso rispetto ai connazionali delle grandi città e uno stile di vita tradizionale fortemente legato al territorio e alle tradizioni locali. In particolare, la morfologia del territorio attorno a Wenzhou, in prevalenza montano con scarsità di campi agricoli, ha reso ancora più dure le condizioni di vita dei suoi abitanti che, isolati dai rilievi rocciosi e costretti dall’estrema povertà, hanno deciso di cercare fortuna via mare.
Un altro fattore a livello macro che ha facilitato la migrazione dei cinesi, soprattutto oltremare, è stata la nuova politica migratoria adottata dal governo dopo le riforme e l’apertura economica del 1978, che ha dato avvio ad una nuova fase di migrazione su vasta scala definita "mobilità aperta”. Sulla scelta della destinazione finale, hanno invece influito maggiormente i fattori a livello micro, primo fra tutti i cosiddetti “network migratori”, reti di relazioni interpersonali che collegano immigrati e potenziali migranti. Vista nell’ottica cinese, sono l’estensione a livello transfrontaliero di quel sistema di relazioni e contatti, detto gūanxi, su cui si fondano i rapporti nella società e che ha rappresentato un caposaldo anche nell’incidenza dei movimenti miratori dalla provincia dello Zhejiang.
L’estrema povertà solo inizialmente ha rappresentato il principale fattore di spinta d’emigrazione degli abitanti di Wenzhou e dintorni. Già negli anni Ottanta, gli abitanti della rurale Wenzhou aprivano piccole imprese a carattere familiare e, negli anni Novanta, il successo commerciale dei Wenzhou ren ha addirittura ispirato un modello di sviluppo da emulare in tutte le piccole realtà rurali cinesi. Tale modello, chiamato appunto “modello di Wenzhou”, si basa su un esempio di crescita incentrato sull’imprenditorialità familiare, che ha costituito il motore della crescita economica e dell’industria commerciale degli espatriati dello Zhejiang meridionale sia in Italia che in Europa. Tale modello è stato inizialmente molto apprezzato in patria, tanto da diventare il soggetto della trama di una nota serie televisiva cinese, in cui, attraverso le vicissitudini di una dei membri della famiglia trasferitasi a Prato, viene affrontato anche il tema dell’emigrazione cinese nel nostro paese.
I forti legami tra Italia e Wenzhou hanno offerto potenzialità di sviluppo commerciale che entrambi i paesi sta cercando di cogliere. Negli ultimi anni sono state avanzate numerose proposte di investimento da entrambi i fronti e sono state introdotte le prime forme di cooperazione di lungo periodo, come gli accordi siglati da Wenzhou con le città italiane di Prato e Napoli. Oltre all’attrazione di investimenti italiani, Wenzhou sta diventando un canale di sbocco privilegiato delle esportazioni di prodotti italiani di prima e seconda fascia in Cina. Non è detto che la collaborazione con i Wenzhou ren, per la cui capacità imprenditoriale e relazioni sono così celebri in tutta la Cina, possa trasformare Wenzhou nel cuore cinese dell’importazione del “Made in Italy”.
 
Martina Dominici, ISPI Research Trainee

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Wenzhou

Zhejiang

Categoria: 

Cina costiera

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Sigonella Sicilia

    CORONAVIRUS, IL SINDACATO: “A SIGONELLA 4 POSITIVI”. CHE SUCCEDE NELLA BASE NATO?

    Di | giovedì, 19 marzo, 2020|Attualità|1 Commento

    Bocche cucite tra le forze politiche di governo vecchie e nuove sul trasferimento a NAS Sigonella di uno dei reparti delle forze armate a cui il Pentagono affida ricerche e sperimentazioni su virus, batteri, vaccini e farmaci antivirali. Ne luglio 2019, il comando della Naval Medical Research Unit No.3 (NAMRU-3) di stanza al Cairo (Egitto) dalla Seconda guerra mondiale si è insediato nella grande base aeronavale siciliana occupando provvisoriamente l’edificio n. 318, in attesa che prendano il via i lavori di ristrutturazione e ampliamento del Building No. 303 a NAS 1 (la stazione più antica di Sigonella, ad uso esclusivo Usa), individuato da US Navy come prossima sede logistica di NAMRU-3.

    Ad oggi non è possibile sapere se e quando il repentino trasloco sia stato autorizzato dall’esecutivo e come mai non è stato informato il Parlamento nonostante la rilevanza politico-strategica e “scientifica” dell’unità Usa, direttamente dipendente dal Naval Medical Research Center di US Navy e del Corpo dei Marines. L’NMRC ha sede a Silver Spring, Maryland ed opera come “agenzia di ricerca di base e di biomedicina applicata” della Marina Usa con due direzioni preposte alla “protezione del personale militare in caso di attacchi biologici, nucleari e chimici”.

    L’ingresso alla base Nato di Sigonella. Sopra: una manovra militare

    C’è poi da comprendere quali siano state le “necessità di potenziamento della sicurezza richieste per le facility” che hanno indotto il Pentagono a ricollocare in Sicilia NAMRU-3: l’unità è stata ospitata nella capitale egiziana ininterrottamente per 75 anni, nonostante alla guida del paese africano si siano alternati leader con visioni internazionali del tutto antagoniste.

    L’Egitto è stato pure un alleato dell’Unione sovietica e ha combattuto due sanguinosi conflitti contro Israele, uno dei partner strategici degli Stati Uniti in Medio oriente (la guerra dei sei giorni nel 1967 e del Kippur nel 1973), eppure Washington non aveva mai sospeso le attività di “ricerca” di NAMRU-3 al Cairo. Da accertare poi se oltre allo staff di comando dell’unità medico-sanitaria siano stati trasferiti a Sigonella e/o lo saranno a breve anche i sofisticati laboratori top secret in cui vengono isolati e manipolati virus e altri agenti biologici.

    In una lettera aperta al personale militare e civile Usa, pubblicata il 10 gennaio 2020 dal settimanale Signature di NAS Sigonella, il comandante di NAMRU-3 Marshall Monteville ha dichiarato che “non stiamo localizzando laboratori in Italia”. Nella previsione di budget della Difesa Usa per l’anno fiscale 2020 è però prevista una spesa tra i 500.000 e un milione di dollari per “l’acquisizione di attrezzature per la NAMRU-3 della Naval Air Station di Sigonella”.

    Lo stesso valore in denaro, non irrilevante, è riportato anche nel bando esplorativo emesso il 7 marzo 2019 dal Corpo d’Ingegneria di US Army (USACE) per verificare l’interesse da parte di aziende o contractor “a fornire le apparecchiature e i servizi necessari per convalidare, equipaggiare e assicurare la transizione e attivare l’edificio amministrativo di NAMRU-3 Sigonella”. L’opportunità di contratto, specificava USACE, “consentirà l’allestimento iniziale della facility di ricerca in costruzione/rinnovamento in un’area dove esistono attualmente uffici amministrativi”.

    Nel bando la firma del contratto veniva fissata entro il febbraio 2020 con una consegna delle attrezzature da completarsi nei tre mesi successivi. “NAS Sigonella è stata scelta come la migliore location per le operazioni del quartier generale di NAMRU-3 poiché è nota per essere l’Hub of the Med, geograficamente centrale per il supporto a tre comandi strategici delle forze armate Usa, U.S. Central Command, U.S. European Command e U.S. Africa Command”, ha spiegato il capitano Marshall Monteville a Signature.

    “Sono un medico militare in servizio con il Copro dei microbiologi. NAMRU-3 è la terza unità di cui divento comandante nei miei 26 anni di servizio con la Marina. In precedenza ho guidato dal 2014 al 2017 NAMRU-2 a Singapore e dal 2017 al 2019 il Naval Health Research Center sito nella base navale di Point Loma a San Diego, California. NAMRU-3 opera sin dal 1942 quando fu creata al Cairo la Commissione anti-tifo. L’importanza di essa è così grande che è stata l’unica organizzazione a restare attiva tra il 1967 e il 1973, quando le tensioni tra Stati Uniti ed Egitto avevano portato ad una completa rottura nelle loro relazioni”.

    “Il mio primo incontro con NAMRU-3 risale al 2003 quando ho lavorato al Cairo in uno staff di scienziati impegnati nel Programma di virologia. Sì, questa è stata la mia lotta contro l’influenza aviaria (bird flu) quando si è diffusa dall’Asia al Medio oriente e poi giù in Africa. Al tempo NAMRU-3 era uno dei tre Centri di riferimento sull’influenza a livello mondiale del Dipartimento della Salute Usa, insieme ai Centers for Disease Control e al St. Jude Children’s Research Hospital. Mentre non stiamo stabilendo un laboratorio in Italia, abbiamo distaccamenti di laboratorio in Egitto, Ghana e Gibuti. 

    Aerei nella base Nato di Sigonella

    Con il trasferimento dei comandi operativi a NAS Sigonella, continueremo a mantenere una presenza in ognuno di questi paesi, con maggiori ricerche ed analisi che condurremo sul campo in collaborazione con le nazioni e le agenzie partner. Si tratta di un modello di lavoro mutuato da NAMRU-2 in Asia, dove il quartier generale è a Singapore e le ricerche vengono condotte in Cambogia, Vietnam, Malesia e Laos. 

    Nonostante stiamo ricostruendo la nostra struttura di comando a seguito di una chiusura senza prendenti del nostro antico quartier generale al Cairo, e nonostante abbiamo avuto il turn-over di più del 90% del nostro staff quest’estate, ci sforzeremo a mantenere la nostra storica reputazione di ricerca di qualità con un futuro d’eccellenza nella protezione dei combattenti Usa ed alleati. NAMRU-3 non vede l’ora di continuare il suo importante lavoro da Sigonella. Non importa dove è collocato il nostro comando: noi continueremo a svolgere sempre la nostra missione a supporto della salute e delle capacità operative delle forze armate”.

    Sempre a Signature, l’executive officer di NAMRU-3, il comandante Dean J. Wagner, ha fornito ulteriori informazioni sulle funzioni attribuite alla controversa unità insediatasi a Sigonella. “La missione di NAMRU-3 è quella di studiare, monitore e individuare le emergenti e riemergenti minacce di malattie che interessano i militari e la salute pubblica, così come quella di sviluppare strategie di mitigazione contro di esse nelle aree di responsabilità dei Comandi Usa per l’Europa, l’Africa e il Medio oriente”, ha dichiarato Wagner.

    “Ciò è svolto in partnership con le nazioni ospiti (dunque l’Italia, NdA), le agenzie statunitensi, così come gli US Centers for Disease Control e l’OMS. L’importante lavoro di NAMRU-3 supporta le principali missioni di protezione sanitaria ed efficienza delle forze della Marina militare. NAMRU-3 ha una serie di esperti compresi entomologi, microbiologi e medici di malattie infettive che operano congiuntamente per assicurare che le nostre armate restino in salute e siano pronte a combattere.

    Tra gli obiettivi specifici c’è la sorveglianza dei vettori, con la cattura dall’ambiente naturale o da animali di insetti come zecche e zanzare che poi vengono analizzati. Le varie specie di insetti possono fornire informazioni sulle malattie o sugli agenti patogeni che potrebbero circolare nelle aree d’intervento. Per la stessa ragione possono essere coltivati ed esaminati anche microbi provenienti da diverse fonti. La Naval Medical Research Unit No. 3 conduce inoltre ricerche sulle malattie infettive, compresa la valutazione di vaccini, agenti terapeutici, test diagnostici e misure di controllo sui vettori.

    Il laboratorio clinico di NAMRU-3 è accreditato dal College of American Pathologists e nell’ultima decade ha pubblicato più di 250 articoli in riviste scientifiche e mediche internazionali”. Sempre secondo lo staff di NAMRU-3, a partire dal 1999, grazie all’implementazione da parte del Pentagono del Sistema Globale sulle Infezioni Emergenti (GEIS), l’unità ha esteso il suo campo di ricerca ad altre aree, prima fra tutte quella sulle epidemie e le pandemie di origine influenzale. “NAMRU-3 gioca un ruolo importante nella risposta globale alla minaccia rappresentata dall’influenza aviaria e da altre pandemie influenzali ed è attualmente attiva nel monitorare i trend delle malattie infettive sia sulla popolazione civile che in quella militare del Medio oriente e dell’Africa”.

    Tra i principali programmi attualmente condotti dallo staff di NAMRU-3 c’è la Bacterial and Parasitic Disease Research (BPDRP), con oggetto la ricerca e i test sugli agenti batterici e virali e i parassiti che causano diarree così come i batteri e i protozoi patogeni associati alle malattie febbrili acute. “La missione di BPDRP prevede anche la formazione multilaterale e l’attività di ricerca nei settori batteriologici, dell’epidemia clinica, della medicina tropicale, della biosecurity, molecolare e della diagnostica immunologica”, spiega il Dipartimento di US Navy.

    “BPDRP ha condotto iniziative di formazione in Afghanistan, Gibuti, Yemen, Liberia, Nigeria, Pakistan e Iraq. In passato ha pure lavorato per lo sviluppo e il test di vaccini e il trattamento contro il tifo, la meningite, la tubercolosi, la Salmonella, la schistosomiasi, la Brucella e altre infermità tropicali”. C’è poi il Viral and Zoonotic Disease Research Program (VZDRP) con focus le cause virali delle malattie respiratorie e gli arbovirus, specie quelli ad interfaccia animale-uomo, come il dengue, la febbre della Rift Valley, la febbre emorragica del Congo, la Chikungunya e il virus del Nilo occidentale.

    “VZDRP è un centro di riferimento dell’OMS per l’influenza aviaria e umana H5N1 e collabora con la stessa OMS per l’HIV. VZDRP collabora con i centri antinfluenzali nazionali e i laboratori pubblici di 12 paesi, con capacità di isolamento di virus, diagnosi molecolari e sequenziamenti genetici. Il personale di VZDRP gestisce un laboratorio con standard di biosicurezza BSL-3 e il programma Biological Select Agents and Toxins (BSAT). Scopo primario di questa sorveglianza è l’identificazione tempestiva e la registrazione dei virus influenzali a favore dei produttori di vaccini del CDC – Center for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti d’America, in modo da assicurare l’effettiva vaccinazione della popolazione della regione che ammonta ad oltre 600 milioni di persone”.

    Altro impegno di NAMRU-3 intimamente legato alle pandemie influenzali è il  Global Disease Detection & Response Program (GDDRP), condotto congiuntamente al Global Disease Detection Center che gli Usa hanno inaugurato nel 2006 in Egitto. “GDD/N3 esegue attualmente la sorveglianza delle malattie acute febbrili e respiratorie nell’area del delta del Nilo; la sorveglianza dell’influenza e delle infezioni respiratorie acute e severe (SARI) nei paesi della regione del Mediterraneo orientale; la prevenzione delle infezioni in ambito ospedaliero e la difesa anti-microbica; la formazione del personale sanitario nei settori della biosecurity, particolarmente in Egitto e Giordania; la prevenzione dell’epatite C in 12 diversi paesi”.

    Rilevanti anche le attività attribuite al distaccamento di NEMRU-3 in Ghana, operativo dal 1995 in partnership con le forze armate nazionali. I suoi laboratori hanno concorso alla produzione dei vaccini contro al malaria EBA-174 ed EBA-175; alla “caratterizzazione molecolare dei marcatori di farmaci resistenti al P. falciparum e della sieroprevalenza nell’uomo del virus della febbre di Lassa”; alla collaborazione con le forze armate dell’Africa occidentale nella “sorveglianza dell’influenza, delle infezioni dell’apparato respiratorio superiore e degli stati febbrili acuti”, in particolare nei centri anti-influenzali di Ghana, Togo, Costa d’Avorio, Liberia, Burkina Faso e Nigeria.

    Nonostante il curriculum vantato nella “lotta” pluriannuale alle epidemie influenzali, non si può certo dire che NAMRU-3 sia stata in grado a imporre ai Comandi Usa e Nato efficaci ed appropriate misure di prevenzione e contrasto alla diffusione del virus Covid-19 tra il personale militare e civile statunitense e italiano operante a Sigonella.

    Qualche ora fa il SIAM – Sindacato dell’Aeronautica militare – ha denunciato che due avieri del 41° Stormo e due lavoratori italiani sono risultati positivi al coronavirus. A metà marzo è invece deceduto nel nosocomio di Caltagirone un ex dipendente di NAS Sigonella originario del comune di Niscemi, che il 28 febbraio scorso aveva festeggiato in un locale della base il suo pensionamento. Ignoto sino ad oggi se ci sono contagiati anche tra i militari e i familiari Usa, ma il 9 marzo scorso i media statunitensi hanno dato notizia che le autorità sanitarie avevano imposto la quarantena a tre marines “rientrati una decina di giorni prima dalla base italiana di Sigonella

    namru 3

    ediale Agenzia Stampa Italia, Domenica 29 Marzo 2020 - ore 21:32:59 

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    Laboratorio USA a Sigonella (Namru-3): opportuno monitorare attività batteriologiche militari in Italia
    Scritto da Redazione ASICategoria: SpecialePubblicato: 17 Marzo 2020
    namru3(ASI) In tempi di pandemia emerge nuovamente l'urgenza di tenere sotto stretto controllo tutte le istituzioni italiane e straniere, operanti in Italia, che gestiscono attività di ricerca e prevenzione sui virus e armi batteriologiche.    
    Lo scorso dicembre è terminato, nel silenzio generale, il delicato e complesso trasferimento, durato oltre dieci mesi, di uno dei principali centri di ricerca delle forze armate USA (NAMRU-3) dal Cairo alla base aerea siciliana di Sigonella. Si tratta di un'unità, tra le maggiori del genere, che ha il compito di "studiare, monitorare ed individuare minacce sanitarie emergenti e riemergenti di importanza militare e pubblica, nonché sviluppare strategie mirate a mitigare queste minacce."* L'unità si avvale della collaborazione delle nazioni ospitanti, di agenzie statunitensi e internazionali come lo US Centers for Disease Control (CDC) e l'OMS. L'importanza e le dimensioni di questa struttura avrebbero imposto al Governo italiano di informare i cittadini, ma tutto ciò non è avvenuto. Alla luce di quello che il nostro Paese sta tragicamente vivendo proprio a causa di un'epidemia, il silenzio delle nostre istituzioni sembra ancora più grave. Perché il Presidente del Consiglio e le istituzioni in genere non hanno sentito la necessità d'informare gli italiani di questa importante novità? Tutta questa segretezza appare in palese contraddizione con il principio democratico

    Sigonella. ..nave americana già a dicembre 2019 namru3

    A SIGONELLA I MILITARI USA CHE MANIPOLANO VIRUS E BREVETTANO ANTIVIRALI

    Per carità, nessuna intenzione di sostenere qualsivoglia tesi complottista, specie in queste drammatiche settimane dove ognuno di noi è chiamato ad esercitare le proprie funzioni con il massimo senso di responsabilità. Ma proprio per fugare dubbi e perplessità, il governo Conte deve spiegare immediatamente chi, come, quando, perché e in cambio di cosa è stato autorizzato nei mesi scorsi il trasferimento a Sigonella del reparto sanitario d’élite delle forze armate Usa che svolge ricerche e test su virus e batteri e concorre alla produzione di vaccini e farmaci “antivirali”.
    Avviato nel febbraio 2019, il 12 dicembre scorso si è concluso nella grande stazione aeronavale siciliana il progetto di “ricollocazione” dalla storica sede del Cairo, Egitto, della Naval Medical Research Unit (NAMRU) 3, con la cerimonia di insediamento al comando dell’unità del capitano Marshall Monteville. “NAMRU-3 non vede l’ora di continuare il suo importante lavoro fuori da Sigonella”, ha dichiarato Monteville. “Nessun problema su dove è collocato il nostro quartier generale: noi continueremo a svolgere sempre la nostra missione a supporto della salute e delle capacità operative delle nostre forze dislocate in Europa, Africa e Medio oriente”.
    Secondo quanto riportato dai vertici delle forze armate statunitensi, la decisione di “ricollocare” in Sicilia il comando di NAMRU-3 sarebbe stata presa per non meglio specificate “necessità di potenziamento della sicurezza richieste per le facility” dell’unità specializzata. “NAS Sigonella è stata identificata come la migliore location per il quartier generale operativo in quanto è geograficamente al centro dei tre comandi combattenti da essa stessa supportati: U.S. Central Command, U.S. European Command e U.S. Africa Command”, spiega il Pentagono. “NAMRU-3 ha avuto una significativa presenza in Ghana, Gibuti ed Egitto per molti anni e ha dislocato il proprio personale in altre aree. Con il trasferimento del quartier generale a NAS Sigonella, il comando sta mantenendo una presenza in ognuna di queste località. Attualmente i ricercatori e i collaboratori di NAMRU-3 sono impegnati in diverse aree di ricerca di base sulle infermità virali e le malattie tropicali e subtropicali anche in Camerun, Liberia, Nigeria e Giordania”. Inoltre essi seguono l’evoluzione di eventuali problematiche epidemiologiche di cui potrebbe essere vittima il personale militare e civile del Dipartimento della Difesa dislocato in Turchia, Afghanistan ed Iraq.
    Lo staff di comando di NAMRU-3 è composto da una decina di ufficiali di US Navy, a cui si affiancano ricercatori del Dipartimento della Difesa e di alcune aziende private “animate a ottimizzare le capacità di combattimento” delle forze armate degli Stati Uniti e dei paesi partner. L’unità può inoltre contare su un pool di “esperti” di entomologia, microbiologia e infettivologia. Oltre a quella di stanza a Sigonella, esistono altre quattro unità della Naval Medical Research sparse a livello mondiale: NAMRU-San Antonio in Texas; NAMRU-Dayton in Ohio; NAMRU-2 a Singapore e NAMRU-6 a Lima, Perù.
    “La missione di NAMRU-3 è quella di studiare, monitore e individuare le emergenti e riemergenti minacce di malattie che interessano i militari e la salute pubblica, così come quella di sviluppare strategie di mitigazione contro di esse”, riporta il Pentagono. “Ciò è svolto in partnership con le nazioni ospitanti e le agenzie Usa come U.S. Centers for Disease Control (CDC). Le ricerche di base, epidemiologiche e cliniche di NAMRU-3 si rivolgono in particolare alle malattie enteriche, alle infezioni acute respiratorie, alle epatiti, alla tubercolosi, alle meningiti, all’HIV e a varie infezioni da parassiti, batteri e virus che sono endemiche e rappresentano un grave problema pubblico nelle regioni d’intervento”. L’unità medico-militare si è specializzata nella ricerca e sperimentazione di “agenti profilattici come vaccini e farmaci contro le infermità e le infezioni tropicali che causano una severa mortalità o morbosità al personale militare Usa che opera in questi ambienti”. “Generalmente gli studi vengono effettuati con fondi propri o piccoli investimenti da parte delle principali compagnie farmaceutiche e si rivolgono alle infezioni da parassiti come la malaria a la leishmaniosi, al dengue e alle altre patologie virali, alle malattie da batteri come la “diarrea del viaggiatore” (ETEC, campylobacter, shigelle), ecc”. Rilevanti le ricerche nel campo dei vaccini e dei farmaci resistenti alla malaria da falciparum o alle “infezioni batteriche nosocomiali”. NEMRU-3 concorre inoltre ad assistere i reparti e le infrastrutture mediche delle forze armate dei paesi partner “nella sorveglianza di focolai epidemici e durante le pandemie”, nella formazione tecnico-scientifica e epidemiologica e nella gestione dei più moderni laboratori di biologia molecolare. “Attraverso queste collaborazioni, NAMRU-3 può condurre ricerche sulle infermità che minacciano le truppe ivi schierate e che non sono comunemente conosciute negli Stati Uniti d’America, ottenendo in anticipo informazioni sulle incombenti pandemie come ad esempio l’influenza aviaria che potrebbe colpire la prontezza militare operativa”, ammette ancora il Pentagono. NAMRU-3 svolge anche sperimentazioni dal vivo con insetti (zanzare, mosche ecc.) e animali più evoluti, come i piccoli mammiferi. “Nei laboratori dell’unità medico-militare possono anche essere coltivati ed esaminati microbi provenienti da differenti fonti”, aggiungono i vertici delle forze armate Usa.
    Creata nel 1942 durante la campagna in Africa come “Commissione USA contro il Tifo”, l’unità d’eccellenza s’insediò nella capitale dell’Egitto subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale per rimanervi ininterrottamente sino a qualche mese fa. Nel corso degli anni ha svolto autonomamente o in collaborazione con le autorità egiziane studi e interventi sulle maggiori malattie endemiche. Più recentemente ha garantito il proprio supporto tecnico-scientifico per alcune indagini epidemiologiche in Africa e Medio oriente, come ad esempio le violenti gastroenterite acute che hanno colpito nel 1999 i militari Usa di stanza nella base aerea di Incirlik, Turchia; l’impressionante numero di morti verificatosi nello stesso anno nel dipartimento di Gharbia, Egitto, causato, presumibilmente, dall’intossicazione di metanolo; le gravi lesioni cutanee che hanno colpito numerosi cittadini in Egitto nel 2000, presumibilmente a seguito di un’accidentale esposizione alle radiazioni; la febbre epidemica che ha falcidiato innumerevoli vittime nella Rift Valley in Yemen, ancora nel 2000. A partire dal 1987, NAMRU-3 ha pure avviato un’assai discutibile partnership con l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sull’HIV/AIDS. Nel 2001 l’unità medico-militare è stata riconosciuta dall’OMS quale “Centro di collaborazione per le malattie infettive emergenti e/o riemergenti” e successivamente quale “laboratorio di referenza” per le influenze e le meningiti nella Regione del Mediterraneo orientale, mentre è in atto il processo di riconoscimento come laboratorio per l’influenza aviaria.
    Solo negli ultimi vent’anni NAMRU-3 ha condotto una settantina di indagini epidemiologiche in 25 paesi differenti, tra cui Yemen, Arabia Saudita, Oman, Siria, Sudan, Ucraina, Uzbekistan, Kirghizistan, Kazakhstan e Azerbaigian. Sono stati pure effettuati “raffinati test diagnostici” sul virus che causa l’insorgenza della febbre emorragica “Lassa” negli esseri umani e in altri primati, mentre a partire dal 2008 le forze armate della Giordania hanno accettato l’invito di NAMRU-3 a cooperare ai test contro l’influenza aviaria e altre “sindromi respiratorie acute gravi (SARS)”. La partnership con il paese mediorientale si è pure concretizzata nel biennio 2014-2015 con ricerche e interventi contro l’infermità respiratoria di origine virale “MERS” (altro ceppo di coronavirus) che aveva colpito la regione mediorientale. Ancora in Egitto NAMRU-3 ha operato nel 2015 con le autorità sanitarie nazionali durante l’epidemia di dengue nel distretto di Dayrout, testando il virus tipo I, e per “identificare le mutazioni nelle glico-proteine del virus del ceppo influenzale  H5M1”, quello da cui si sono originate alcune gravi recenti epidemie. Nel 2018, l’unità Usa ha pure cooperato con le autorità egiziane ai programmi di ricerca contro l’espansione del virus dell’epatite C.
    Sono stati condotti progetti di ricerca con le autorità militari del Ghana per “migliorare le competenze e le infrastrutture per i test dei nuovi vaccini anti-malarici”; i laboratori dell’unità, in collaborazione con USAID (U.S. Agency for International Development), sono stati attivati pure in occasione dell’epidemia di Ebola che a partire dal 2006 ha colpito Ghana, Liberia, Sierra e Guinea. Recentemente NAMRU-3, il Comando Usa per le operazioni nel continente africano (USAfricom) e l’U.S. Army Medical Research Division - Kenya (un’unità dell’esercito con funzioni similari a quella oggi di stanza a Sigonella) hanno promosso la East and West Africa Malaria Task Force “per assistere i partner militari di undici stati africani nei loro programmi anti-espansione della malaria”. La task force ha sede ad Accra, capitale del Ghana, dove NAMRU-3 ha avviato una stretta collaborazione pure con il Noguchi Memorial Institute for Medical Research e l’Ospedale Militare n. 37. Al Noguchi Institute si è insediato un distaccamento di NAMRU-3 con relativi laboratori e spazi amministrativi, che ha già svolto ricerche e test su alcune malattie infettive (sindromi o pandemie influenzali, infermità con trasmissione sessuale, ecc.) e su farmaci e vaccini anti-malarici. Nel luglio 2018 è stato inaugurato all’interno dell’Ospedale militare n. 37 un laboratorio molecolare per “l’individuazione di agenti patogeni per Ebola, febbre gialla e febbre Lassa” con personale di NAMRU-3 e fondi del Dipartimento della Difesa Usa. Il laboratorio sta eseguendo test su campioni provenienti dal Benin e dal Camerun per isolare il virus della Chikungunya, una malattia febbrile acuta che si trasmette grazie alla puntura di zanzare infette. Il primo marzo 2020, il ministro della sanità del Ghana ha reso noto che nell’ambito dei provvedimenti emessi per contrastare la diffusione del Coronavirus (COVID-19), i test dei tamponi sui casi sospetti saranno effettuati al Noguchi Memorial Institute for Medical Research “con il supporto di OMS e dell’US Naval Medical Research Unit 3”. L’unità medico-militare, congiuntamente ad altre agenzie statunitensi, “ha inoltre assicurato la fornitura delle apparecchiature, dei fondi e dei reagenti per i test” e “sosterrà la realizzazione e la pubblicazione dei materiali informativi da distribuire alla popolazione e la necessaria formazione del personale sanitario”.
    La rilevanza dell’impegno più che controverso di NAMRU-3 nel campo della ricerca anti-virale è comprovato dai riferimenti contenuti in importanti studi scientifici pubblicati dal Journal of Virology della Società Americana di Microbiologia. In particolare nel 2013 è stato reso noto come i laboratori dell’unità militare abbiano analizzato i tamponi con tessuti rettali e campioni delle feci di alcuni bambini di comunità rurali egiziane, vittime di diarree di origine batterica, nell’ambito di una ricerca di alcune università statunitensi sull’Enterotossigeno Escherichia coli (ETEC). Nel 2016, i virus influenzali della pandemia H7N9, isolati da NAMRU-3, sono stati oggetto di uno studio internazionale sul “ruolo delle cellule endoteliali polmonari nell’orchestrazione della produzione di citochina e nel reclutamento dei leucociti durante l’infezione virale influenzale”. Ancora nel 2016, test in laboratorio al Cairo sul coronavirus Mers-CoV che aveva colpito violentemente l’area mediorientale quattro anni prima: nello specifico si è valutata la risposta immunitaria dei topi al ceppo virale isolato in Giordania. Infine nel 2017, The Journal of Virology ha pubblicato gli esiti di una ricerca sulla diffusione in nord Europa del virus dell’aviaria H10N8 proveniente dalla Cina, che ha visto i laboratori di NAMRU-3 cooperare nell’isolamento del virus e nella produzione di un apposito vaccino, tramite la sua sperimentazione in vitro e in vivo  sui furetti.
    E’ presumibile che adesso, in piena emergenza coronavirus (Covid-19),  ufficiali e ricercatori statunitensi stiano lavorando a pieno regime nei laboratori aperti nella grande base di Sigonella. Certo, a caval donato non si guarda in bocca. Ma se invece ci trovassimo di fronte alle fauci del Cavallo di Troia?