domenica 19 febbraio 2017

Tutto per una figlia

Dal Brasile all’Italia: «Mi sono ripreso mia figlia analfabeta e poverissima»


L’UOMO E LA COMPAGNA ERANO FINITI IN CARCERE E AVEVANO AFFIDATO LA PICCOLA A UNA DONNA CHE ORA LA RIVUOLE
Milano, 24 gennaio 2015 - 07:56

Non è facile per Paolo C. confessare che quel Pablo Milano Escarfulleri finito nelle galere brasiliane con l’infamia della droga, in realtà, era lui. Non è facile riconoscere di aver usato un nome falso per paura, per vergogna, per continuare ad avere una vita senza macchie almeno in Italia. Ma soprattutto non è facile raccontare la storia dei suoi bambini, Isa e Pietro (nomi di fantasia), lasciati nelle mani di due diverse famiglie durante la lunga carcerazione. Due figli che un bel giorno, scontata la pena, decise di riprendersi per averli in Italia. Non è facile perché in questi paesi del Vicentino, il sinistro Pablo è l’insospettabile imprenditore delle cornici Paolo C., patron di un’azienda con trenta dipendenti, amicissimo del sindaco e proprietario di una bella villa «con cinque bagni», come lui stesso sottolinea pensando alla favela di Isa. 

La denuncia 

Può sembrare un dottor Jekyll e mister Hyde, due vite, due anime. Non è così. A vederlo nello studio del suo avvocato, emozionato e confidenziale al limite dell’ingenuità, il quarantaquattrenne Paolo C. ha l’aria dell’uomo semplice. Come se fosse protagonista di una vicenda che lo supera. Vicenda che gli è esplosa addosso in questi giorni perché Oltreoceano il caso di Isa è diventato mediatico. E si scopre oggi che quando nel 2013 Paolo C. si riprese la bambina, la madre affidataria, Tarcilia Goncalina de Siqueira, lo denunciò alle autorità carioca per sottrazione di minore. «Un uomo è entrato in casa chiedendo un bicchier d’acqua, poi ha preso la bambina per un braccio e se l’è portata via. Sono certa che i rapitori sono i genitori naturali, quel Pablo Escarfulleri», disse allora la signora Tarcilia. Scattarono subito le indagini della polizia federale brasiliana. Qualche giorno fa, la svolta. Annunciata dal responsabile della Direzione contro la Criminalità organizzata, Flavio Henrique Stringuetta: «Abbiamo trovato la bambina, è in provincia di Vicenza». Bufera su Paolo C. Il quale ha chiamato subito il suo avvocato, Paolo Salandin, volendo chiarire la questione. Eccolo qui, dunque, a cercare di dipanare l’intricata matassa. 

I guai in Brasile

«Tutto è cominciato nel 2004, quando, fuori del matrimonio, è nata qui in Italia mia figlia. La madre è Isabel, una dominicana. Io ero sposato con un’italiana e non potevo riconoscerla. Con Isabel siamo andati allora in Brasile, dove avevo un’azienda di cornici… Due anni dopo, nel 2006, io ho avuto un guaio con la giustizia brasiliana». Non vuole dire che si trattava di droga. «Pensavo di risolverlo in breve tempo e invece mi sono fatto più di tre anni». La bambina sarebbe rimasta con la madre se non fosse stata arrestata anche lei per lo stesso fatto, sette mesi dopo. E dunque Isa è rimasta senza genitori.

L’affido

«Quando io ero dentro, all’inizio, Isabel si era sistemata a casa di Tarcilia con la bambina. Conoscevamo quella famiglia perché la figlia di Tarcilia, Danielle, era stata la babysitter di Isa. Io facevo mandare dai miei parenti 200 euro al mese alla famiglia per il suo mantenimento. Duecento euro, in quel posto del Mato Grosso sono lo stipendio di un mese. Ora, io dico che loro sono stati gentili ad allevare Isa ma si tenga anche conto che non c’è stata alcuna adozione. Era solo in affido temporaneo, giusto il tempo di uscire dal carcere. Non capisco cosa sia passato per la testa di Tarcilia poi, che non voleva più ridarcela». Tarcilia urla al sequestro. Chi era quell’uomo che è andato a prenderla? «Non saprei. So solo che mia moglie, uscita anche lei di galera dopo tre anni, è andata a Santo Domingo. Da lì ha cercato più volte di portare a casa Isa. Ma né io né lei potevamo più rientrare in Brasile. E così ha chiesto a qualche amico se gli faceva questo piacere».

Il pagamento

Il piacere di rapirla? «Ma che rapimento e rapimento. Mia figlia non viveva nemmeno con Tarcilia ma con sua figlia Milca che aveva altri cinque bambini. E Milca era favorevole a consegnarcela. Le abbiamo dato 2000 dollari e qualche amico è andato a prenderla. Cioè, se c’è un sequestro in questa storia non è il nostro ma il loro». Paolo C. non dice tutto, però. Perché in Brasile, nel frattempo, è nato anche il piccolo Pietro, sempre figlio loro. «Sì – sospira – è successo poco dopo l’incarcerazione di Isabel». Storia analoga. Il bimbo, ancora in fasce, viene dato in affido temporaneo a un’altra famiglia. «Ma con loro ci sono stati meno problemi. L’abbiamo ripreso punto e basta». Oggi Pietro ha otto anni, Isa dieci. «Lei era praticamente analfabeta, aveva i pidocchi, camminava scalza. Ha vissuto per anni in quella baracca. Adesso vuole stare con noi, è chiaro. Qui ha tutto. L’ho iscritta a scuola e anche Pietro. E c’è anche un terzo fratellino che ha meno di un anno. Io e Isabel ci siamo sposati. Insomma, siamo una famiglia unita. Abbiamo festeggiato tutti insieme il Natale a Santo Domingo dove è stato battezzato il piccolino. Ma questa storia ci ha sconvolto». 

A Santo Domingo

I tre figli e la moglie sono rimasti a Santo Domingo. «Gliel’ho consigliato io – spiega l’avvocato Salandin –. Perché non vorrei che qui in Italia ci fossero sorprese per i figli, che hanno già patito abbastanza». E così, mentre la polizia brasiliana gli sta dando la caccia, Paolo C. allarga le braccia e scuote la testa: «Io penso che i miei figli stiano meglio qui da me che in quel posto». Ma in quel posto c’è la signora Tarsilia che non si dà pace: «Io capisco l’affetto per nostra figlia ma non erano questi gli accordi». Alla fine, stanno male un po’ tutti. Tarsilia che ha visto sparire Isa, Paolo C. che deve nascondere i figli, la mamma che non può tornare in Italia. E i bambini, che hanno già vissuto due mondi e una tempesta di affetti.