martedì 9 agosto 2016

Quando vai in Calabria.....

Perché quando un calabrese ti invita a pranzo sappi che resterai a tavola fino a cena. Perché in molti luoghi si inizia con la "sardella" rigorosamente piccante e le olive della nonna.... Sai di non poter rifiutare, sarebbe un'offesa!
Perché quando ti dice "mamma ha fatto solo la pasta" ti ritrovi con 500 grammi di pasta e polpette nel piatto e la mamma che ti guarda scrupolosamente e ti dice "mangiala senza pane se vuoi".

MA MANGIALA TUTTA!

A tavola non manca mai il vino e se proprio non ti va puoi aggiungere la "gazzosa" ma devi "trusciare" ugualmente.

Il capofamiglia ti indicherà sempre dove sederti: "no! Tu ti siedi là, mammata vicinu ara socera e i piccirilli la sutta!"

"E fattu due mulingiane chine, ma su piccule, mangiativelle senza pane"

E dalla cucina vedi sbucare una teglia di melanzane ripiene da 2kg ciascuna!

La frutta prima del dolce e lo spicchio della pesca nel vino per terminarlo....

Caffè e amaro del capo rigorosamente ghiacciato e son già le 20:00....!

"Restati puru stasira, ni mangiamu chiru che rimastu..."

Dimenticate le vostre diete e fatevi adottare da una famiglia calabrese!

Il calabrese ci mette il cuore.... in tutto!!!!!

#nonveniteincalabria #simangiamaleepoco

venerdì 8 luglio 2016

Grande capitano azzurro....


Buffon privatissimo, come sta dopo il ko in Francia: "Mai visto così, stavolta...". La frase atroce di Ilaria D'Amico
L'uscita della nazionale italiana dall'Europeo francese è stata una delle più grandi batoste sportive che i tifosi potessero aspettarsi. L'eliminazione ai rigori, contro la Germania rivale storica ha caricato quel risultato più di ogni altro. Magari i tifosi col passare dei giorni se ne sono anche fatti una ragione, non il capitano azzurro però, Gigi Buffon. Il portiere juventino a casa non è proprio come al solito, secondo quanto ha raccontato la compagna durante la presentazione dei palinsesti di Sky: "Non ho mai visto Gigi così. Ad oggi, la sconfitta contro la Germania ancora brucia. Lui è capace di assorbire bene le emozioni forti, siano belle o brutte. Non l'ho mai visto così - ha ribadito la giornalista - credo che stavolta sia successo qualcosa di diverso. Qualcosa che ha a che fare col gruppo, che era partito con quelle premesse, e con l'allenatore". L'uscita ai quarti con l'Italia, secondo la D'Amico, non ha paragoni con altre sconfitte nella carriera di Buffon: "L'ho visto dopo la finale di Champions ed era normalissimo. Stavolta invece questa sconfitta ancora brucia".

giovedì 30 giugno 2016

Tifi Germania....E a me ...cazzoooooo me ne frega

Euro2016, "Tifo Germania dal '74. Conte mi dà stra-fastidio"
Il direttore de ilfattoquotidiano, Marco Travaglio, ha parlato ai microfoni di Radio2 e ha fatto sapere di tifare nello scontro aperto Germania-Italiana, la nazionale tedesca

Che Marco Travaglio tifi contro gli azzurri agli Europei si sa e lo ha già detto: ora però si schiera completamente a favore della Germania.

Ai microfoni di "Un giorno da pecora" su Radio 2, Marco Travaglio ha voluto ribadire la sua scelta di non tifare la Nazionale italiana agli Europei di calcio. "Ho sempre tifato contro l'Italia tranne quella di Bearzot e Zoff perché guardo molto l'allenatore. Sacchi mi dava fastidio, Vicini mi dava fastidio e Conte mi dà strafastidio" - con queste parole il direttore de ilfattoquotidiano chiarisce la sua posizione.

Come riporta l'audio di Adnkronos, il direttore del fattoquotidiano detesta "la retorica che serve di solito a far dimenticare i problemi seri per concentrarsi sulla Nazionale di calcio". "Io tifo contro l'Italia perché non mi piacciono i suoi allenatori - continua -. Questi sono atleti, fanno bene a combattere e riconosco che hanno fatto una grande partita l'altro giorno con la Spagna: hanno strameritato di vincere. Non sono ottuso, però non provo alcuna passione da tifoso, come quando ero bambino".

Alla domanda, "Lei tiferà per la Nazionale tedesca?" Travaglio risponde con: "A me piace la Germania dal 1974, quando sfondò l'Olanda di Cruyff che credeva di aver inventato il calcio moderno. Detesto i filosofi del calcio e i tedesci anche quando sono 13 pippe in campo almeno si piazzano in semifinale".

Sabato quindi meglio la Merkel di Conte? "No, beh se dovessi scegliere un premier in Europa da cui far governare l'Italia sarebbe la cancelliera tedesca - conclude Travaglio -. La prenderei anche di seconda mano perché la Germania la sa governare bene, altrimenti non l'avrebbero rieletta tre volte. In Italia non è mai capitato, dopo la prima volta ti mandano a casa".

Android %presi in ostaggio...

- ROMA, 30 GIU - E' quadruplicato, nell'arco di appena un anno, il numero di smartphone e tablet con sistema operativo Android presi in ostaggio da cyber-sequestratori.
Stando agli esperti di sicurezza di Kaspersky, nel mondo sono state oltre 130mila le persone cadute vittima di un attacco di tipo 'ransomware', in cui un software malevolo rende inutilizzabile il dispositivo finché non si paga un riscatto al criminale informatico.
Il numero di utenti attaccati in questo modo su dispositivi mobili con sistema Android è passato da 35.413 tra aprile 2014 e marzo 2015, a 136.532 tra aprile 2015 e marzo 2016. Germania, Canada, Regno Unito e Stati Uniti hanno registrato la percentuale più elevata di persone attaccate.
Il 'ransomware', sia su pc che su device mobili, impedisce l'accesso alle informazioni sul dispositivo della vittima in due modi: bloccando lo schermo con una speciale finestra o criptando i file importanti. Questa seconda modalità è in aumento sui computer, mentre gli attacchi a smartphone e tablet usano per lo più il blocco dello schermo.
Per gli esperti di Kaspersky "questo modello di estorsione è destinato a persistere", andando anche oltre pc e smartphone. In futuro potrebbe colpire "dispositivi quali smartwatch, smart tv e altri prodotti 'smart' come i sistemi di intrattenimento domestici e in-car"

lunedì 27 giugno 2016

Alla mia età......

Alla mia etá non si ha più nè il tempo, né la pazienza; non si ha più la voglia di capire e giustificare tutto e tutti. Alla mia età non si cerca più di piacere ma si cerca ció che piace e ciò che rende felici. Non si ha più voglia di sorrisi falsi, di amicizie di cortesia obbligate, di rapporti di convenienza. Alla mia età si raggiunge una sorta di saggezza che ti fa dire: "Sai che c'è? Ma vaffanculo!"

giovedì 16 giugno 2016

Libro cuore (la sigla ita 1984)

Ricordo ancora il primo giorno a scuola,
le mie matite, i pennarelli blu,
che lontano quel tempo, come vola,
verdi giorni che non tornan più

Quanti giorni su quei neri banchi,
quanti sogni, non ricordo più,
ma un pensiero assopito, si fa avanti,
è quel libro che leggi ora tu.

Il tamburino sardo,
corre senza aver paura,
alto tiene il suo stendardo,
messaggero di ventura

Va, parte il bastimento,
Genova è ormai lontana,
Marco va nel nuovo mondo,
terra sudamericana

Oh, caro vecchio libro Cuore con la tua semplicità
continui a far sognare i ragazzi d'ogni età,
mio vecchio libro Cuore mai nel tempo scorderò
le pagine d'amore forse fuori moda un po'

Ma ieri ho visto il mio ragazzo che
toglieva un po' di polvere da te...

In castigo dietro alla lavagna,
quante macchie con l'inchiostro blu,
con la mente che naviga e sogna
su quel libro che leggi ora tu

Lo scrivano fiorentino,
nel profondo della notte,
scrive sotto il lumicino,
cento e mille e piu' fascette

La vedetta in alto sale,
grande premio al suo valore,
fiori getta all'ufficiale,
copre tutto un tricolore

Oh, caro vecchio libro Cuore con la tua semplicità
continui a far sognare i ragazzi d'ogni età,
mio vecchio libro Cuore mai nel tempo scorderò
le pagine d'amore forse fuori moda un po'

Ma ieri ho visto il mio ragazzo che
toglieva un po' di polvere da te
ma ieri ho visto il mio ragazzo che
toglieva un po' di polvere da te...

mercoledì 4 maggio 2016

Curva sud mi 🔴⚫

CURVA SUD MILANO COMUNICATO UFFICIALE: "La sensazione è che non si voglia arrivare sesti. Via Galliani o vendete il Milan"
04.05.2016 11:42 di Pietro Mazzara
Fonte: curvasudmilano.it
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Foto
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato ufficiale della Curva Sud Milano:

Mercoledi 27 luglio 2016 Soldier Field Chicago

Bayern Monaco – Milan

Una normale amichevole, una partita come tante se ne giocano in estate con tanto di biglietti già in vendita, ma poi…Guardando bene il calendario della tanto inseguita Europa League, la sesta classificata del campionato italiano, ossia il posto che stiamo “inseguendo”, sarebbe impegnata nel turno preliminare proprio in quella data. Ma quindi, si tratta di un errore grossolano da parte di una società allo sbando? O possiamo presumere che in società abbiano già deciso di perdere volutamente il sesto posto, per andare a fare la tournée negli USA?

A noi sembra proprio palese la seconda delle opzioni che peraltro è ampiamente supportata dai risultati, ridicoli, ottenuti contro compagini nettamente inferiori, per rosa e blasone, alla nostra. Se dovesse esistere anche la possibilità di rescissione legata ai preliminari, avrebbe più introiti una coppa per gli sponsor che una partita in Europa con squadre di scarsa levatura.

Unica ancora di salvezza la coppa Italia, in cui siamo arrivati in finale dopo anni, ma in cui la finale era un obiettivo minimo dato il percorso affrontato per raggiungerla.Il piano è arrivare all’Europa solo tramite la coppa italia, altrimenti rinunciare alle coppe europee per un altro anno e dare spazio ai remunerativi e inutili trofei estivi.

Questo è quanto di più marcio possa mai accadere al calcio e alla storia del Milan, oltre ad essere una palese presa in giro ai tifosi, dato che non dimentichiamo che la gente per assistere a un teatrino sporco, paga anche un biglietto. Tralasciamo l’esultanza dello stadio domenica per un pareggio che era solo uno specchietto per le allodole, ma lo stadio è ormai riempito unicamente da bambini e scuole calcio che non pagano e servono alla società per riempire gli ormai incolmabili vuoti che anni di malgestione hanno creato.Bambini usati per celare i loro sporchi affari, bambini che innocentemente esultano per gol che potrebbero essere in realtà una farsa.Ancora una volta a rimetterci è chi ha il Milan nel cuore, ed un fegato ormai rovinato , da questa dirigenza e dalle sue porcherie.Una dirigenza che nascondendosi dietro a leggi repressive che non consentono alcuna forma di protesta e nemmeno nessun contatto tra giocatori, allenatori o comunque tesserati e tifosi, leggi che due anni fa hanno colpito 34 ragazzi che a seguito di una civillissima protesta hanno pagato con denunce e diffide. Leggi che non consentono di far passare alcuno striscione di protesta, pena altri guai giudiziari, lo stadio è diventato questo e ci stanno mettendo il bavaglio, e per questo continuiamo a lottare sui fronti su cui ci è ancora possibile lottare!

Stanno ridicolizzando la storia ed il nome del Milan, non ne possiamo più di queste porcherie, ma non solo la curva, ogni tifoso rossonero, ha ormai capito quello che stanno facendo e questa è solo l’ultima di una serie di vicissitudini che hanno aperto gli occhi anche agli ultimi baluardi che difendevano l’indifendibile!

VIA GALLIANI O VENDETE IL MILAN!!!!!!

martedì 3 maggio 2016

Grandissimoooo Mr Ranieri


NOTIZIE
Favola Leicester, Claudio Ranieri un grande. Ma non lo scopriamo adesso
di Mattia Losi con un articolo di Leonardo Maisano

Leicester Campione d’Inghilterra: la favola è diventata realtà. Il gol di Hazard, che mette in cassaforte al 38esimo del secondo tempo il pareggio (2-2) tra Chelsea e Tottenham, vale per gli effetti che ha sulla classifica del campionato e sulla Storia (con la S maiuscola) della Premier, più che su quella della partita. Le «Volpi» sono in trionfo, ma solo chi capisce poco di calcio può celebrare la vitttoria di Claudio Ranieri come se si trattasse di un improvviso miracolo capitato a un allenatore normale, o giù di li. Il miracolo è quello compiuto da Ranieri nel condurre al titolo il Leicester, per la prima volta in 132 anni di storia, e su questo non ci piove. Ma lui non è un miracolato, non è un allenatore normale e non lo è mai stato.

Leicester, la favola diventa realtà. Ranieri in trionfo

Tanto per capirci: in Italia ha allenato (tra le altre) squadre come Napoli, Fiorentina, Roma, Inter e Juventus. Una volta emigrato si è seduto sulle panchine di big come Valencia, Atletico Madrid e Chelsea. Non proprio una carriera normale, né tantomeno da allenatore di secondo piano. Nel suo palmares mancava uno scudetto, è vero, ma tutto sommato aveva già messo in bacheca una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, una Coppa di Spagna e una Supercoppa Uefa. Tanti suoi colleghi, nemmeno in tre vite.

In molte delle squadre dove è arrivato è stato chiamato per costruire o ricostruire: e questo non può essere dimenticato quando se ne valutano le reali dimensioni come allenatore. Vale per quanto fatto al Chelsea, portato dal quasi nulla dell’inizio dell’era Abramovic alla semifinale di Champions e al secondo posto in Premier League. Del lavoro di Ranieri avrebbe beneficiato, subito dopo, un certo José Mourinho, lo Special One.

Vale allo stesso modo per quanto fatto alla Juventus, dove nel 2007 sostituiva Didier Deschamps appena dopo la promozione dalla Serie B: quella Juventus completamente da ricostruire, contro i pronostici di tutti, sarebbe arrivata terza in classifica e ai preliminari (poi superati) di Champions League. Sostituito (senza successo) da Ferrara, il lavoro preparatorio di Ranieri avrebbe spalancato le porte all’era vincente di Antonio Conte.

Leicester da favola anche per le scommesse: chi ha puntato una sterlina ne porta a casa 5mila

Insomma, un uomo capace di costruire con poco materiale e troppo spesso costretto a guardare i suoi eredi che coglievano i frutti di quanto da lui seminato.

Non è stata una carriera rose e fiori, quella di Claudio Ranieri, ma è stata tutt’altro che normale. Facendo un paragone con il ciclismo viene in mente Gimondi, un grandissimo sottovalutato perché sulla sua strada ha trovato uno ancor più grande: Eddy Merckx. Elemento che, per chi conosce le fatiche del pedale, invece di togliere pregio alle vittorie di Gimondi le ingigantisce a dismisura proprio perché ottenute contro «il Cannibale».

Ranieri di cannibali ne ha trovati tanti, sulla sua strada, e spesso ha lavorato perché loro potessero vincere sfruttando quanto fatto da lui negli anni precedenti. Probabilmente per questo motivo in molti si sono sorpresi vedendolo sul tetto della Premier League. Lui per primo sa che con il Leicester sarà praticamente impossibile ripetere l’impresa, ma lui per primo, da profondo conoscitore di calcio, starà sicuramente pensando a un’altra bella favola del calcio inglese: quella del Nottingham Forest di Brian Clough. Capace di vincere un campionato, due Coppe dei Campioni, una Supercoppa Uefa, un Charity Shield e quattro Coppe di Lega inglese. Perché non provarci, a ripetere quel sogno?

Se qualcuno può riuscirci è proprio Claudio Ranieri, un allenatore considerato «Top» dai suoi colleghi (non facciamoci ingannare dalle parole di Mourinho, che lo sbeffeggiava per rispettare il proprio personaggio fuori dagli schemi...) e visto come mediocre da tifosi e non addetti ai lavori.

Essere al top non significa solo vincere, fortuna che capita a pochi, ma essere capaci di arrivare quasi sempre e con costanza ad alto livello.

Festa a Leicester per il primo titolo in Premier League

Anche Ranieri ha avuto i suoi bassi ed è stato esonerato. Gli è capitato con la Nazionale greca, con la Juventus (errore...) e non solo. Capita, ricordiamo un nome su tutti: Marcello Lippi, campione del Mondo nel 2006 e poi alla guida della disastrosa spedizione del Mondiale di quattro anni dopo. Meno bravo per questo? Ma per piacere...

Celebriamo Claudio Ranieri, che se lo merita. Non tanto, tantissimo. Ma non commettiamo l’errore di catalogarlo alla voce «sorpresa». Lui sarebbe il primo a dirci: «Ve ne accorgete solo adesso?».

Dopo la vittoria nella Premier le sue prime parole sono state: «Più che una dedica vorrei dire che ho sempre pensato che prima o poi lo scudetto lo avrei vinto. Sono lo stesso uomo mandato via dalla Grecia. L’unica dedica che posso fare a tutti quanti è dirgli di crederci. Provateci non solo nel calcio, ma in tutti i campi della vita. Il gol di Hazard? (quello del pareggio del Chelsea, che ha dato la certezza dello scudetto al Leicester, ndr.). Sono saltato, è normale. Il futuro? Resto a Leicester, è stato un anno incredibile».

Già, resta a Leicester. Magari pensando al Nottingham e a Brian Clough..

Guai apple

BUSINESS
I guai di Apple / Ricavi e utili volano. Ma allora perché in 11 sedute di Borsa la Mela è precipitata del 15%?

Tutto è iniziato il 22 luglio, quando la Mela ha presentato i dati del terzo trimestre fiscale Usa, concluso il 27 giugno scorso. I risultati finanziari erano strepitosi: ricavi saliti del 33% rispetto all'anno precedente, utili in aumento del 38%, liquidità record a 202,8 miliardi di dollari, vendite in Cina esplose del 112% a quota 13 miliardi.
Ma da allora il titolo della più grande società del mondo per capitalizzazione non ha fatto che scendere, raggiungendo un minimo il 4 agosto a 114,6 dollari: in appena 11 sedute la Mela ha perso il 15% del suo valore, bruciando circa 90 miliardi di dollari. Per la prima volta dal settembre 2013, sui grafici di Borsa le azioni del colosso tecnologico sono scivolate sotto la media mobile a 200 giorni, il che tecnicamente segna lo spartiacque grafico tra fase “toro” e fase “orso”. Tra l'altro lo scivolone fa paura perché Apple è la regina di Wall Street e rischia di indebolire l'intero listino statunitense, che a sua volta è il benchmank mondiale.
Ma perché i mercato stanno castigando Apple? Ci sono tre ragioni principali.

venerdì 29 aprile 2016

Trattoria da Anna....la storia

Trattoria
da Anna
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LA NOSTRA STORIA
La locanda osteria San Dionigi, nasce intorno agli anni 20’ e viene gestita dai proprietari Pelloli Giuseppe e la moglie Galletti Maria con una cucina semplice legata al territorio. Il cambio di gestione avviene il 17 giugno 1974 con il partenopeo Porpora Emmanuel e la moglie Di Cataldo Anna con altri due soci che rimangono  solo per alcuni mesi,  i nuovi subentrati affiancano gli stanchi proprietari sopranominati Rùssin per 6 mesi, per poi ritirare la licenza nel gennaio 1975. Con cucina tradizionale e casalinga, cavalcano i mitici anni 80 e con moltissimi amici del bar si fondano  parecchie attività, una di queste è Il Moto club Bellagio.
Purtroppo come spesso accade nelle storie più belle esse non durano a lungo e nel maggio del 2001 con la scomparsa del titolare Porpora Emmanuel si lascia  un vuoto incolmabile tra gli amici e clienti, ma la forza della moglie Di Cataldo Anna e del figlio Porpora Luca continua la gestione con la continua ricerca di prodotti per offrire un ineguagliabile rapporto tra qualità e prezzo, si  aggiungono specialità marinare il  tutto in un ambiente  familiare e accogliente tutto ciò con un ottimo successo.

Attualmente funzionante si possono gustare per tutto l’anno le specialità come gli antipasti di mare: Insalate di piovra, seppia con patate, ottimi affumicati, pesce in carpione etc.  i primi piatti: Spaghetti alle vongole, tagliolino all’astice, risotto alla pescatora, i secondi piatti: favolose grigliate, fritto misto e in stagione dell’ottimo pescato al forno. Senza dimenticare gli affettati di qualità, i primi piatti tradizionali e la carne scelta di fassona Piemontese abbinati a ottimi vini  e formaggi.

Agnellino birichino 🐑🐑🐑


Il boss della Juventus chiede all'Inter di rinunciare al titolo del 2006, perché Moratti ha usufruito della prescrizione. Bene: con la stessa logica i bianconeri dovrebbero rendere tutti i trofei vinti dal '94 al '98. Ecco perché

22 agosto 2011
C'era una volta lo "stile Juventus". Quello di Gianni Agnelli e Boniperti, Trapattoni e Platini. Poi, al seguito di Umberto Agnelli, arrivò la "triade" Giraudo-Moggi-Bettega. Risultato: il processo per doping, lo scandalo Calciopoli, due scudetti annullati e retrocessione in serie B (la prima della storia). Nel 2006 John Elkann affida il club a due manager gentiluomini, Giovanni Cobolli Gigli e Jean-Claude Blanc, con il compito di recuperare lo stile e la serie A: missione compiuta.

La Vecchia Signora accetta con signorilità il verdetto sportivo, giusta espiazione per i maneggi di Moggi & C., e si rimette all'onor del mondo. Ma due anni fa il ramo cadetto degli Agnelli si riprende il giocattolo con il giovane Andrea, figlio di Umberto e vecchio sodale di Moggi e Giraudo. Risultato: zero titoli sul campo, ma centinaia sui giornali, cavalcando il revanscismo della parte più becera della tifoseria, convinta che retrocessione e scudetti perduti non siano colpa di chi commise gli illeciti, cioè Moggi e Giraudo, radiati dal mondo del calcio, ma di chi li ha scoperti (la Procura di Napoli) e sanzionati (la giustizia sportiva e il commissario Figc Guido Rossi). Un complotto delle toghe: non rosse, ma nerazzurre. Ora Andrea Agnelli, per non passare alla storia come l'unico presidente juventino che non ha vinto neppure la Coppa del Nonno, rivuole addirittura indietro i due scudetti di Calciopoli e minaccia ricorsi al Tribunale di arbitrato dello sport e perfino alla giustizia ordinaria.

A suo dire, il titolo del 2005-2006, uno dei due viziati dalla manovre moggiane su arbitri e designatori, dunque assegnato all'Inter seconda classificata, non sarebbe "lo scudetto degli onesti" come lo definì Moratti, ma "dei prescritti". E questo perché il pm sportivo Stefano Palazzi ha dichiarato prescritti i sospetti sul coinvolgimento dell'Inter in Calciopoli, "a meno che l'Inter non rinunci alla prescrizione e si lasci processare". Moratti non rinuncia e sbaglia di grosso. Ma la prescrizione, in casa Juventus, è materiale infiammabile da maneggiare con estrema cautela.

L'Agnellino dovrebbe dare una ripassata alle 49 pagine della sentenza del 2006 con cui la Cassazione, ribaltando le assoluzioni d'appello, dichiarava i vertici bianconeri colpevoli di aver "dopato" i giocatori con sostanze proibite oppure lecite ma usate in dosi e con metodi vietati, dal luglio '94 al settembre '98 (l'età dell'oro di Marcello Lippi), alterando le prestazioni e dunque truccando ben quattro stagioni sportive. Colpevoli, sia Giraudo sia il medico sociale Riccardo Agricola, di un unico "disegno criminoso" a base di frode sportiva e somministrazione di farmaci in modo pericoloso per la salute; ma salvi per prescrizione, in quanto i reati si erano estinti pochi giorni prima a causa della lunghezza del processo. Sia per Giraudo, assolto in primo e in secondo grado, sia per Agricola, condannato in tribunale e assolto in appello, la Suprema Corte dava ragione al pm Raffaele Guariniello e disponeva l'annullamento dell'ultimo verdetto perché "questo collegio ha ritenuto che la condotta degli imputati integri il delitto" di frode in competizioni sportive.

Il reato insomma c'era, ma era "estinto per prescrizione". Il medico, su mandato dell'amministratore delegato, imbottiva i calciatori di "sostanze vietate" come i "corticosteroidi", e anche di farmaci non vietati ma somministrati ad atleti sani per potenziarne il rendimento, "in modo pericoloso per la salute". E anche per la genuinità delle classifiche, violando la legge che tutela "la regolarità e la correttezza delle competizioni, poste in pericolo dalla sleale alterazione chimica delle prestazioni". La Juve che oggi sfida l'Inter a restituire "lo scudetto dei prescritti" e a rinunciare alla prescrizione nel processo sportivo si guardò bene dal rinunciarvi in quello penale. Anche perché, dopo la sentenza di Cassazione, il nuovo processo sarebbe finito con condanne sicure e la conseguente revoca di tutti i trofei vinti nel quadriennio dello scandalo: tre scudetti, una Champions, due Supercoppe italiane, una Supercoppa europea e un'Intercontinentale. Questi come li vogliamo chiamare, dottor Agnelli: i "trofei dei prescritti"? E perché, per dare il buon esempio all'Inter, non li restituisce?

martedì 26 aprile 2016

25 anni dopo Billy racconta.......

Costacurta
Sono trascorsi 25 anni dalla semifinale della Champions League tra Marsiglia-Milan. Con i francesi avanti per 1-0 all’85’, e ad un passo dalla qualificazione, la dirigenza rossonera “costrinse” i giocatori a lasciare il campo a causa del blackout di uno dei riflettori dello stadio. Il Milan di Sacchi, già campione per due anni consecutivi, scrisse una pagina non altezza della grandissima fama che quella squadra aveva raggiunto. Per i rossoneri arrivò la sconfitta a tavolino e l’esclusione dalle competizioni europee per la stagione successiva. E’ tornato a parlare dell’argomento l’ex storico difensore Alessandro Costacurta. Queste le sue parole alla Gazzetta dello Sport.

IL MARSIGLIA MERITAVA – “Eravamo convinti che fosse una scelta condivisa col delegato Uefa. Eravamo pronti a giocare, poi arrivò Galliani e ci disse di rientrare negli spogliatoi. La luce era ritornata, mancava pochissimo e il Marsiglia si stava qualificando in modo meritato. Nessuno di noi voleva fuggire o cercare una scorciatoia…”.


SCENEGGIATA IMBARAZZANTE – “La squadra è uscita convinta che c’era un accordo in quel senso. Abbiamo scoperto l’amara verità dai giornalisti, dopo la doccia. C’è cascato il mondo addosso. Ricordo ancora la faccia scura di Arrigo Sacchi. Da quel momento in avanti eravamo consapevoli di aver preso parte a una imbarazzante sceneggiata. Sono passati 25 anni, ma quella macchia non si cancellerà mai”.

ORDINE DA ARCORE – “Galliani riunì la squadra il giorno dopo e ci chiese scusa, parlò di un suo errore di valutazione. Secondo me una responsabilità del genere non poteva essere stata presa solo dal vicepresidente. Anche perché se fosse andata così, allora avrebbe pagato con il licenziamento. Diciamo che Galliani si è “sacrificato”, prendendosi tutte le colpe. Ma io ho un’altra idea: l’ordine arrivò da Arcore”.

CHE FIGURACCIA – “Anche altri miei ex compagni la pensano allo stesso modo. Quella uscita dal campo fu davvero una figuraccia, ma non mi sento responsabile. Nessuno dei giocatori lo è stato: se avessimo saputo che quella era una scelta unilaterale, avremmo finito la gara. Gente come Baresi, Maldini, Gullit non aveva paura di andare contro la dirigenza, specie se era convinta di fare una cosa giusta”.

lunedì 25 aprile 2016

Smettere di fumare,metodo infallibile...

Smettere di fumare è una tortura. Crisi d'astinenza, ansia, nervosismo, depressione sono i primi effetti collaterali. Chi ha abbandonato le bionde lo sa bene: si affrontano mesi da incubo. Eppure smettere di fumare fa bene, da subito. Già dopo 20 minuti ci sono i primi benefici, e dopo 20 anni si è definitivamente liberi, riporta il Corriere della Sera. Ma cosa cosa accade al corpo umano quando si butta per sempre il pacchetto? Ecco passo per passo, cosa succede dopo l'ultimo tiro.

Dopo 20 minuti - La pressione del sangue si stabilizza e migliora, scendono le pulsazioni e si normalizza la frequenza cardiaca.

Dopo 8 ore - E' il momento in cui vorresti accenderti subito una sigaretta ma proprio dopo 8 ore i livelli di monossido di carbonio nel sangue scendono, quelli di ossigeno tornano alla normalità e la nicotina diminuisce fino a oltre il 90%.

Dopo 24 ore - I sintomi da astinenza sono forti: depressione, irritabilità, frustrazione, ansia. Eppure sono già tornati alla normalità i livelli di monossido di carbonio.

Dopo 2 giorni - Migliorano il senso del gusto e dell'olfatto’odorato.

Dopo 3 giorni - Migliora il respiro, soprattutto se sotto sforzo. In molti riferiscono sintomi influenzali come insonnia, difficoltà a riposarsi, cambiamenti nell'appetito, vertigini.

Tra 15 giorni e 9 mesi - Migliorano la circolazione sanguigna e l'attività polmonare. Sparisce la cosiddetta tosse da fumatore e la congestione nasale. Aumenta l'energia fisica e diminuiscono il senso di fatica e spossatezza. Il corpo si libera della nicotina.

Dopo 1 anno - Cuore e arterie registrano i maggiori miglioramenti: si dimezza il rischio di malattie coronariche, infarto miocardico e ictus.

Dopo 5 anni - Il rischio di emorragia cerebrale diminuisce del 41 per cento, mentre quello di ictus diventa pari ai livelli di chi non ha mai fumato. Per le donne ex fumatrici, scende la minaccia di ammalarsi di diabete al livello delle donne che non hanno mai fumato.

Dopo 10 anni - Per gli uomini il pericolo di contrarre diabete si abbassa ai livelli dei non fumatori. Scende anche il rischio di contrarre alcuni tumori come alla bocca, gola, esofago, vescica, rene e pancreas. Il rischio di tumore al polmone scende del 70%.

Dopo 15 anni - Il corpo si normalizza e le condizioni si equiparano a quelle di chi non ha mai fumato per la perdita di denti, le malattie coronariche, e il rischio di morte precoce.

Dopo 20 anni -  Dopo 20 anni di totale assenza delle sigarette si è completamente liberi dalle conseguenze patologiche del fumo e ogni rischio di malattia è equiparato a quello di chi non ha mai fumato.

Santos-tele-tango i palloni della mia infanzia ⚽🏐🏀

Super Santos, Super Tele e Tango. Quando l’infanzia era ancora gioco
Posted on 11 aprile 2013 by Redazione in Costume e Società // 0 Comments
Quando l’infanzia era ancora gioco, quando non esistano playstation e smartphone, quando i bambini si divertivano all’aperto senza essere scrutati dall’occhio ossessivamente vigile dei genitori, c’era un super eroe che rimbalzava nei campi, nelle spiagge  e nelle ville comunali di tutto il mondo: il pallone di gomma.

Non servivano campi di calcio in erba curata all’inglese e nemmeno essere schierati in perfetta divisa da calciatore per tirare i classici quattro calci al pallone che solevamo dare quando ci portavano ai giardinetti sotto casa; bastava semplicemente qualche amico per fare le squadre.

Le ragazze erano viste malvolentieri in questo gioco che, negli anni ’70, era prettamente maschile, ma se qualcuna ci sapeva veramente fare ed accettava il classico ruolo di maschiaccio allora era persino bene accetta.Una cosa, però era assolutamente indispensabile: un bel pallone di gomma, non importa di quale colore, né se ad esagoni o tinta unita; bastava che rimbalzasse per terra e che si lasciasse calciare. Ed è proprio di quest’oggetto, cosi sferico e semplice, così banale e fragile, ma che costituiva il punto di partenza dei nostri sogni di gloria, che voglio parlare oggi.

Per i più piccoli l’ideale era il SUPER-TELE che non era in realtà di gomma, ma di una plastica sottile, sottile; leggerissimo (troppo) e di consistenza impalpabile, bastava un tocco e volava via disegnando improbabili traiettorie; se c’era vento bisognava corrergli dietro sudando le classiche sette camicie e si faceva più fatica a rincorrere questa parvenza di pallone che l’avversario stesso perché, il SUPER-TELE, non ne voleva proprio sapere di farti intuire dove andava. Era il terrore dei portieri in erba che, sebbene non avrebbero mai preso la classica pallonata in faccia che lasciava il segno, difficilmente avrebbero bloccato anche quel dannato pallone, che, se fortunosamente calciato in porta, avrebbe probabilmente varcato l’ipotetica linea bianca sbeffeggiando l’abbozzo di parata del portierino.

Quelli meno piccoli rifiutavano, spesso e volentieri, di giocare con questo scherzo della natura che veniva proposto generalmente a fondo blu con esagoni neri oppure rosso sempre ad esagoni neri, oltre, ovviamente, alla canonica versione bianco-nero. La scritta SUPER-TELE era in bell’evidenza quasi ad ammonire, da lontano, i giocatori che quella non sarebbe stata una partita di calcio, ma una comica di ridolini. Il successo di questo pallone fu però incredibile, forse perché costava poco rispetto agli altri e risultava il regalo preferito delle mamme attente all’economia domestica; in fondo in fondo, anche se pazzerello, era sempre un pallone e si poteva, con le dovute riserve, prendere tranquillamente a calci.
Dove però il super-tele era imbattibile, e si vendicava di tutti gli insulti giornalieri di chi lo usava abitualmente, era sulle spiagge. Allora la sua leggerezza diventava essenziale per i palleggi ravvicinati a pallavolo, le ragazzine non si rovinavano le prime unghie leggermente acconciate, né rischiavano di farsi male e la gente, già molestata dal chiasso circostante, non poteva certo prendersela con un pallone leggero ed impalpabile come una piuma.
Inoltre era uno dei primi palloni che segnavano davvero l’inizio degli anni ’70 dove il classico colore cuoio tinta unita veniva, finalmente, sostituito dagli esagoni neri, come ai mondiali del Messico ed in fondo bastava questa credenziale per definirlo un pallone moderno.

Quando le esigenze richiedevano un pallone più qualificato, perché non si poteva rischiare di perdere una partita per le bizze di quella cosa che viene tutto sommato presa a calci, ecco che il mercato ci veniva in soccorso con uno splendido pallone; ad esagoni ben marcati, distintamente bianco neri, invece della penosa plastica del SUPER-TELE, il SAN SIRO era forgiato di gomma dura, aveva dimensioni regolamentari ed un peso considerevole; finalmente i più dotati potevano sbizzarrirsi in lanci calibrati e tiri d’effetto realmente voluti, i portieri non erano mortificati dalle bizze di un pallone sbarazzino o da un refolo di vento, ma semmai dalla bravura degli attaccanti e se un portiere era anche dotato, e non solo fortunato come nel caso del precedente pallone, poteva vantarsi di avere salvato il risultato e veniva festeggiato come l’eroe della partita. Se disgraziatamente il SAN SIRO si fosse bucato, evento assai improbabile, si riduceva di dimensioni, ma rimaneva comunque “giocabile” e ci permetteva di continuare. Davvero un fedele compagno.

L’alter-ego del SAN SIRO era il SUPER SANTOS che mantenendo le doti del precedente era dotato di un brillante colore arancio con esagoni neri. Tuttavia i mondiali infuriavano edizione dopo edizione e prima di arrivare al 1978 in Argentina con il nuovo design del TANGO tutti i palloni erano rigorosamente in bianco ad esagoni neri; anche il nostro campionato confermava la tendenza ed allora il SUPER SANTOS era battuto in partenza; a parità di costi la scelta di noi calciatori era quasi sempre indirizzata sul SAN SIRO; ovvio che avremmo comprato anche una sfera di spugna piuttosto che non giocare, ma quel colore arancio che ricordava maggiormente una partita da basket che una di calcio non si sposava felicemente con la fantasia di un bambino. Però, quando nevicava e le partite di campionato si dovevano giocare su un campo spolverato di una soffice enorme chiazza bianca si usava invece proprio il pallone arancione per motivi di visibilità; se la partita era importante, magari un derby tra Inter-Milan, ecco che, il giorno dopo, il SUPERSANTOS avrebbe potuto trovare una corsia preferenziale per essere utilizzato da noi prodi giocatori in erba, mentre, in possesso di palla, scandivamo uno per uno i mitici nomi dei campioni, eroi del giorno precedente.

Una strana versione del SUPER SANTOS era lo YASHIN, in omaggio al famoso portiere della nazionale russa, che differiva dal precedente perché l’arancione era sostituito dal meno appariscente marrone ed inoltre era di una pesantezza inaudita; forse il nome costituiva una garanzia per i portieri perché per calciare quel pallone ci voleva una tale forza che sovente la sfera giungeva lemme, lemme tra le braccia dell’estremo difensore che, a meno di un’improbabile distrazione o perché realmente impedito, riusciva sempre a farla sua. Quando però qualcuno riusciva a colpire questo maledetto pallone nella maniera giusta, allora immancabilmente piazzava la classica cannonata, quella che sarebbe probabilmente finita in rete piuttosto che ammaccare la portiera di una macchina posteggiata incautamente nelle vicinanze o che avrebbe fatto piangere e contorcere dal dolore il malcapitato portierino che aveva indovinato la traiettoria giusta. Meglio il SUPER SANTOS credetemi.

Simile ancora al SUPER SANTOS, da cui riprendeva il disegno, era un pallone denominato DINAMO solo che, invece d’essere arancione, era bianco; non è che cambiasse molto in consistenza, ma era un piacevole diversivo.

Un altro pallone abbastanza oscuro che però ricordo bene, a parte il nome che mi sfugge, era costituito da cerchi e non da esagoni; buona la consistenza e discreta la giocabilità, tuttavia si trattò di una vera e propria meteora e non so quanti tra voi se lo ricorderanno. Era in voga nei primissimi anni settanta.

Invece un’altra sfera accettata di buon grado era il DERBY che venne distribuito qualche anno dopo lo YASHIN. Di colore giallo e con le canalette che formavano le figure geometriche di colore nero, era bellissimo a vedersi, relativamente pesante, ma estremamente ben bilanciato quindi si poteva giocare con poca fatica. Insieme al SAN SIRO, forse il miglior pallone del lotto.

Arriviamo al fatidico 1978 quando il pallone ad esagoni bianco neri fu mandato in pensione per far posto al rinnovamento dell’Adidas: il famosissimo TANGO. Il nome omaggiava l’Argentina, dove si sarebbero svolti i mondiali in quell’anno ed in ossequio a questa nuova disposizione anche i distributori di palloni e, di conseguenza, i bambini si adeguarono volentieri.

Con il passare degli anni il peso si era ormai standardizzato e si era giunti al compromesso di una discreta pesantezza supportata da una docilità al tocco davvero impensabile per i primi anni settanta. Quindi era solo una questione di design. Il TANGO aveva sì gli esagoni, ma abilmente formati da piccoli triangoli convessi che messi in posizione a stella delimitavano la figura geometrica principale. Un bel vedere in ogni caso ed una ventata di novità unita sapientemente ad un’operazione di marketing finemente studiata. I vecchi palloni a “scacchi” venivano relegati in cantine e soffitte perché ormai giocare con il TANGO era diventata una vera e propria moda. Esistevano varie versioni da quella descritta in precedenza, la migliore, alle più economiche che però riconducevano, in certi casi, alle problematiche del SUPER-TELE poiché, per risparmio, il materiale usato era scadente e leggero; ormai però non c’importava più di tanto. Il design era la cosa che contava di più in ossequio alle disposizioni sempre più tendenti all’aggressivo dominio del “look”, prerogativa degli anni ottanta che si stavano avvicinando a grandi passi.

La nostra partiva iniziava allorchè nel giardinetto compariva un pallone e non importava quale tipo sopra descritto perché, in ogni caso, si giocava sempre e comunque, mentre la nostra sfida finiva solamente per due unici motivi: le mamme che ci richiamavano all’ordine perché era ora di tornare a casa ed allora riuscivamo quasi sempre a strappare ulteriori 15 minuti di tempi supplementari, oppure il pallone finiva su un albero altissimo o sotto una macchina in corsa che lo distruggeva ed allora nessun tempo supplementare poteva consolarci; ci attendeva unicamente un ritorno anticipato a casa che più mesto non poteva essere, soprattutto per il proprietario del pallone stesso che perdeva sicuramente un amico fedele che per di più si lasciava prendere a calci.

domenica 24 aprile 2016

Barbecue👍🍗🍖🍞🍷🔝🧀🍕🍔🍟🍗🍖🍷




SPECIALE BARBECUE: I SEGRETI PER LA MIGLIORE GRIGLIATA DELLA VOSTRA VITA!
Cottura, carne, marinature e molto altro! Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul barbecue me non avete mai osato chiedere!

Scaldate le griglie, affilate i coltelli e preparatevi a cucinare una grigliata epica, destinata ad entrare negli annali di famiglia! Ogni piccolo dubbio che vi ha assillato ad ogni barbecue svanirà come d’incanto con questa guida completa alla grigliata perfetta!

- Quale carne scegliere?
Tutto comincia tra i banchi del supermercato o in coda dal macellaio: che carne comprare? La carne di manzo è indubbiamente quella da preferirsi per come sopporta le cotture ad alte temperature. Il taglio da scegliere apre una discussione infinita: Fiorentina? Tagliata? Tutto dipende dal gusto e dal budget: se preferite sacrificare un po’ di sapore a favore di carne tenerissima optate per il filetto, magari con l’osso.

Chi invece ha la mascella allenata, ama i sapori intensi e ha una comitiva da sfamare troverà la soluzione perfetta nella Flan Steak. In Messico, patria dedita al culto del barbecue, viene chiamata Arrachera ed è sinonimo di sapore! Da cuocere intera e da tagliare a fettine in tavola.

Non si può parlare di grigliata se non c’è almeno un pezzo di maiale da abbrustolire. Affidatevi alle costine e alle punte per rendere felice tutta la comitiva: il risultato è ottimale. Ricordatevi che il segreto per una carne saporita è il grasso: se sceglierete carne di maiale magra una volta cotta sarà poco stopposa, dura e poco saporita.
A Pasqua e Pasquetta non manca l’agnello: per la grigliata è consigliato il costato che può essere grigliato intero e diviso in parti una volta cotto.

Pollo e vitello possono naturalmente essere aggiunte alla grigliata, ma saranno saporite e non seccheranno solo con un’adeguata marinatura.
Infine salamelle e salsicce in gran quantità: fatevi guidare dai vostri gusti, qualunque cosa scegliate verrà alla perfezione sulla griglia.
Gli spiedini sono indubbiamente pratici, ma per far sì che siano perfetti è meglio che li realizziate con le vostre mani: eviterete in questo modo di accostare carni che richiedono cotture diverse o inserire verdure che non gradite.

salamelle

- Marinatura della carne
Uno dei piccoli segreti per una grigliata perfetta risiede in questo passaggio: tenerezza e sapore della vostra grigliata dipendono infatti dalla marinatura. Per ogni carne esiste la marinatura perfetta e i sapori che potete creare sono naturalmente infiniti. Qualunque sapore decidiate di aggiungere alla marinatura ricordatevi che deve essere grassa, oleosa, speziata e leggermente acida: senza queste caratteristiche le alte temperature della brace renderanno la vostra carne dura. SCOPRITE TANTE RICETTE E IDEE PER MARINARE LE CARNE>>

La più classica delle marinature prevede olio di oliva, trito di erbe aromatiche (rosmarino, salvia e alloro), spicchio d’aglio e vino: niente sale!

Il tempo di permanenza della carne nella marinatura determinerà il suo sapore: in genere lasciate marinare per almeno 4 ore la carne di manzo, dalle 2 alle 4 invece quelle di maiale e di pollo (oltre a questo tempo di marinatura la carne si sfalderà)

- Quale barbecue è migliore: a legna o a gas?
Quello a gas faciliterà la fase della pulizia, ma la carne perderà indubbiamente in croccantezza. Il vero barbecue è sicuramente quello a legna: permette infatti di assaporare tutto il rituale completo di preparazione della grigliata e garantisce alla carne la cottura ottimale!

- Quanta carbonella serve per il barbecue?
Non serve svaligiare il reparto carbonella del supermercato ma tutto dipende dalla pratica che si ha con la brace e dalla quantità di carne da cucinare. Un sacco da tre chili potrebbe bastare per una grigliata di 4 persone: oltre le sei procuratevi il sacco da 5 chili.

- Quando accendere il fuoco?
Questa domanda crea può creare delle faide familiari ma in genere si accende circa 30 minuti prima: questo è infatti il tempo necessario alla carbonella per diventare brace in grado di cuocere e non abbrustolire la carne.

- Come accendere la brace?
Disponete un fondo di carbonella alta circa 3 centimetri e utilizzate dei rametti sottili per accendere il fuoco. In alternativa ai rametti potete utilizzare la diavolina, che velocizzerà questo procedimento.

- Come mantenere invariata la temperatura della brace?
Dopo un po’ la brace si spegnerà un po’ alla volta e se la quantità di carne da abbrustolire è tanta avrete bisogno del rabbocchino. Create un braciere staccato in cui far arrivare alla corretta temperatura la brace da aggiungere.

- Quali salse usare?

La salsa barbecue, in onore al più americano degli stili! Trovate la ricetta QUI>>

Poi avete solo l’imbarazzo della scelta: maionese, tartara, senape o guacamole! Trovate una lista aggiornatissima di salse (veloci) cliccando QUI>>

Oppure cliccate sull’immagine per scoprire le salse migliori per la vostra grigliata!

salse-grigliata

- Quando si sala la carne?
Mai prima della cottura: il sale elimina l’acqua dalla carne e mettendolo a inizio cottura si rischia di far diventare la carne durissima!

- Quanto deve cuocere la carne?
Qui non c’è termometro che tenga: dovete fidarvi dei vostri occhi, della vostra esperienza e, in caso di dubbi, a qualche taglietto. Vale però la regola che la prima carne da mettere sulla brace è quella di manzo che con la brace ben calda avrà un crosta croccante e un cuore tenero e al sangue. Proseguite quindi con le salamelle e terminate con pollo, agnello e altri carne che richiedono temperature inferiori per poter cuocere completamente.

- Deve riposare la carne prima di essere servita?
Provate e noterete la differenza: togliete la carne da fuoco e mettetela a riposare in un piatto coperto con la carta stagnola, che ne preservi il calore. La carne sarà più morbida.

- Come pulire la griglia?
C’è un metodo semplicissimo e veloce: basta una cipolla! Non ci credete!

sabato 2 aprile 2016

Nainggolan ti ammiro.....


calcioblog



Nainggolan chiude alla Juve: "Non mi vedo con quei colori"
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Radja Nainggolan non vestirà mai la maglia della Juventus: lo ha ribadito il diretto interessato nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano ‘Il Tempo’. Il nazionale belga è stato vicinissimo a vestire la maglia bianconera nel recente passato, quando giocava nel Cagliari, ma quando è arrivata la chiamata della Roma non ci ha pensato su due volte preferendo i giallorossi. In questi giorni, però, si è tornato a parlare di un interessamento della Juventus nei suoi confronti: pare, infatti, che i bianconeri siano a caccia di un centrocampista dalle sue caratteristiche e che potrebbero fare una nuova proposta, anche se di mezzo ci sarebbe anche il Chelsea di Antonio Conte. Proprio in merito alle numerose voci di mercato che lo associano a questo e quell’altro club, Nainggolan dice oggi:

“Ora penso a chiudere bene qui il campionato e centrare i nostri obiettivi. Ho appena rinnovato il contratto, non per forza devo andare via. Anzi, ho dimostrato di voler restare. Chelsea? Non ho ancora sentito nessuno, non so neanche se è vero che mi vogliono, addirittura ho letto che avrei detto ai miei amici che vado al Chelsea, ma quando mai? La verità - sottolinea il nazionale belga - è che non posso parlare di cose che ancora non so. Juve? Ho rifiutato una loro proposta diverse volte. Mi hanno voluto e non ho mai accettato. Non mi vedo con i colori della Juve addosso. Perché? Non voglio fare polemiche. È come se dici che una ragazza non ti piace. Punto e basta. Anche prima di venire alla Roma lo pensavo”.

Un eventuale trasferimento di Nainggolan alla Juventus, sarebbe anche difficile da spiegare ai tifosi bianconeri: in passato, infatti, l’ex Cagliari è stato più volte protagonista di sfottò nei confronti della Signora su Twitter. Inoltre, durante un’intervista rilasciata nell’estate del 2015, il mediano giallorosso ha dichiarato: "Meglio vincere un trofeo con la Roma che 10 con la Juventus".

Radja Nainggolan

venerdì 4 marzo 2016

Restrição talebani

Alcune delle restrizioni imposte dai Talibani alle donne dell'Afghanistan  La seguente lista offre solo un elenco abbreviato delle situazioni infernali che le donne Afghane sono costrette a vivere sotto i Talibani e non può riflettere pienamente le privazioni e le sofferenze delle donne. I talibani trattano le donne peggio degli animali. Infatti , anche se i Talibani dichiarano illegale tenere uccelli e animali in gabbia, essi imprigionano le donne afghane entro le quattro mura delle loro case. Le donne non hanno importanza agli occhi dei talibani se non per fare bambini, soddisfare i bisogni sessuali degli uomini o fare i lavori domestici. I fondamentalisti Jehadi come Gulbbudin Hekmatyar, Rabbani, Masood, Sayyaf , Khalili, Akbari, Mazari e i loro criminali Dostum hanno commesso i peggiori crimini contro le donne Afghane. e poichè sempre più aree vengono sotto il controllo dei talibani, anche se il numero delle violenze e dei crimini perpetrate contro le donne diminuisce, le restrizioni dei talibani - paragonabili a quelle del Medio Evo - continueranno a uccidere lo spirito della nostra gente privandoci dell'esistenza umana. Noi considerairmao i talibani più colpevoli e ignoranti dei Jehadis. Secondo il nostro popolo, 'i Jehadis ci stavano uccidendo con fucili e spade ma i Talibani ci stanno uccidendo col cotone'. Le restrizioni e i maltrattamenti dei Talibani verso le donne includono: 1. Completo divieto per le donne di lavorare fuori di casa, il che vale anche per insegnanti , ingegneri e la maggior parte dei professionisti. Solo alcune donne medico e infermiere hanno il permesso di lavorare in alcuni ospedali a Kabul. 2. Completo divieto per le donne di attività fuori della casa se non accompagante da un mahram (parente stretto come un padre, un fratello o un marito) 3. divieto per le donne dii trattare con negozianti maschi. 4. Divieto per le donne di essere trattate da dottori maschi. 5. Divieto per le donne di studiare in scuole, universtià o altre istituzioni educative (I Talibani hanno convertito le scuole per ragazze in seminari religiosi) 6. Obbligo per le donne di indossare un lungo velo (Burqa) che le copre da capo a piedi. 7. Sono previsti frustate , botte e vilenza verbale per le donne non vestite secondo le regole Talibane o per le donne non accompagante da un mahram. 8. Frustate in pubblico per le donne che non hanno le caviglie coperte. 9. Lapidazione pubblica per le donne accusate di avere relazioni sessuali al di fuori del matrimonio. ( Un mumero di amanti sono stati lapidati a morte per questa regola) 10. Divieto di uso di cosmetici. ( A molte donne con unghie dipinte sono state tagliate le dita) 11. Divieto per le donne di parlare o di dare la mano a uomini non mahram. 12. Divieto per le donne di ridere ad alta voce. (Nessun staniero dovrebbe sentire la voce di una donna) 13. Divieto per le donne di portare tacchi alti perchè produce suono quando camminano ( Un uomo non deve sentire i passi di una donna) 14. Divieto per le donne di andare in taxi senza un mahram 15. Divieto per le donne di essere presenti in radio, televisione, o incontri pubblici di qualsiasi tipo. 16. Divieto per le donne di praticare sport o di entrare in un centro sportivo o in un club. 17. Divieto per le donne di andare in bicicletta o motocicletta anche se con il mahram 18. Divieto per le donne di indossare vestiti colorati vivaci. In termini Talibani questi sono colori 'sessualmente attraenti' 19. Divieto per le donne di incontrarsi in occasioni di festa o per scopi ricreativi. 20. Divieto per le donne di lavare i vestiti vicino a fiumi o in luoghi pubblici. 21. Modificazione di tutti i nomi di luogo incluso la parola 'donna'. Per esempio, i 'giardini per donne' sono stati chiamati 'giardini di primavera'. 22. Divieto per le donne di apparire sui balconi dei loro appartamenti o case. 23. Pittura obbligatoria di tutte le finestre cosicchè le donne non possano essere viste da fuori delle loro case. 24. Divieto per i sarti maschili di prendere misure per le donne o cucire vestiti femminili. 25. Divieto di bagni pubblici femminili 26. Divieto per uomini e donne di viaggiare sugli stessi bus. I bus pubblici sono ora stati nominati 'solo per uomini' o 'solo per donne' 27. Divieto di pantaloni larghi anche sotto un burqa. 28. Divieto per le donne di fotografare o filmare. 29. Divieto di fare foto di donne per giornali e libri o di appenderle sulle pareti delle case e dei negozi. A parte queste restrizioni sulle donne, i Talibani hanno: - vietato di ascoltare musica sia agli uomini che alle donne. - vietato a tutti di guardare film , televisione e video - vietato di celebrare il capodanno (Nowroz) il 21 marzo. I Talibani hanno proclamato la festa non islamica. - hanno tolto il Giorno del Lavoro (1 maggio) perchè è considerata una festa 'comunista' - hanno ordinato che tutti i nomi non islamici siano cambiati in nomi islamici - hanno obbligato i giovani afghani a tagliarsi i capelli - hanno ordinato a tutti di scegliere nomi islamici se i loro nomi non sono islamici. - hanno ordinato che gli uomini indossino vestiti islamici come il cappello - hanno ordinato che gli uomini non si radino o non ornino le loro barbe che invece devono crescere lunghe per uscire da un nodo sotto il mento. - hanno ordinato che tutti seguano le preghiere nelle moschee cinque volte al giorno - hanno vietato di tenere piccioni e di giocare con uccelli considerandolo non islamico. Chi viola queste norme sarà imprigionato e gli uccelli uccisi. E' vietato anche far volare aquiloni. - hanno ordinato a tutti gli spettatori che incoraggiano gli sportivi di cantare 'allah-o-akbar' (Dio è grande) e di non applaudire - hanno vietato certi giochi come l'aquilone che è considerato non islamico - chiunque sia trovato avere libri proibiti sarà punito con la morte. - chiunque si converta dall'Islam a un'altra religione sarà punito con la morte. - tutti gli studenti devono portare il turbante. Essi dicono : "Niente turbante, niente formazione". - le minoranze non mussulmane devono portare un contrassegno distintivo o cucire un pezzo di tessuto giallo sui vestiti per differenziarsi dalla maggior parte della popolazione che è mussulmana. Proprio come facevano i nazisti

mercoledì 2 marzo 2016

Ceccarini il comico!!!!!

 FC Inter 1908 Ultime notizie COPERTINA CECCARINI: “SIMONI PATETICO, ERA FALLO DI RONALDO SU IULIANO E PUNIZIONE JUVE. E IO MAI…” di Daniele Mari, @danmari83 2 marzo 2016, 14:59 2817  L’arbitro Piero Ceccarini, protagonista del rigore negato più clamoroso della storia del calcio, risponde così a Gigi Simoni, che lo ha accusato di malafede per il suo continuo negare che quello di Iuliano su Ronaldo fosse rigore: «In diciotto anni, ho parlato in modo chiaro solo due volte di quell’episodio, questa è la terza. Simoni mi tira sempre in ballo nelle sue mille interviste, mi attacca e dice cose da querela. È patetico e mi fa ridere quando dice che gli ho rovinato la carriera, io non gli ho tolto nulla: la stagione successiva era ancora all’Inter, solo che venne esonerato, certamente non per colpa mia…». Ceccarini, se tornasse indietro, darebbe quel rigore? «No, neanche sotto tortura. Purtroppo su internet girano alcuni articoli nei quali sembra che io abbia ammesso l’errore, ma purtroppo certe frasi sono state mal interpretate. Anche Fulvio Collovati, in diretta su Tele+, disse che non era rigore. E lo confermò osservando il replay pochi secondi dopo». Riviviamo quell’azione? «Volentieri. Dalle immagini si vede chiaramente che Ronaldo va su Iuliano, non viceversa: lo juventino cade infatti all’indietro, dato che riceve un corpo in corsa. Io ero in campo, a pochi metri. E ricordo tutto». Ma lei, in passato, ha svelato di non aver visto il movimento di Iuliano dal centro dell’area verso Ronaldo. «È vero, ma la dinamica successiva sì. Ed è quella che conta. L’intenzione del difensore è di interrompere la corsa dell’attaccante, che però sposta la palla e non la segue. Iuliano è fermo al momento del contatto, su questo non ci sono dubbi. A Pagliuca dissi che nel basket sarebbe stato un fallo di sfondamento. Guardi, forse avrei dovuto fischiare una punizione a favore della Juventus». In quel momento ci fu un po’ di indecisione nella sua testa? «No, assolutamente. Se non fossi stato sicuro, non avrei avuto la forza di dare un rigore sul capovolgimento di fronte». Già, quello amplificò tutto. «Sì, è ovvio, ma era netto. C’era comunque grande tensione in quel periodo, soprattutto per il gol annullato all’Empoli con la Juve nella giornata precedente. E poi quell’episodio venne montato in un modo così esagerato per altri scopi». Cioè? «Beh, l’anno dopo nacque il sorteggio arbitrale. La Federazione assecondò i pareri delle società, ma poi è arrivato Calciopoli…» Qualcuno sostiene che c’era già nel ’98. «Sono l’unico ad aver portato gente in tribunale, non avevo e non ho niente da nascondere». Qual è la cosa che le ha dato maggior fastidio in tutti questi anni? «Beh, ridurre tutta la mia carriera a quell’episodio. Discutibile, ok, ma non un errore madornale». E il più grande rammarico? «Mi sarebbe piaciuto, qualche giorno dopo quella partita, affrontare tutto insieme agli allenatori e ai giocatori delle due squadre, spiegando i motivi della mia decisione. Forse sarebbe finita lì. Comunque, un annetto fa, ho chiesto un incontro a Simoni tramite una terza persona». Ah… E vi siete trovati? «Macché, lui ha rifiutato. Ero disposto a rivedere le immagini insieme, ero disposto a chiarire le cose. Ma niente, non ha voluto». Juventus e Inter protagoniste all’epoca, Juventus e Inter protagoniste in questi giorni. «La Juve ha dato l’ennesima dimostrazione di forza in campionato, un 2-0 che ha consolidato le sue certezze e ha confermato i problemi dei nerazzurri» E ora una nuova puntata in Coppa Italia, nel ritorno della semifinale. «Beh, il 3-0 dell’andata lascia pochi spiragli. Mercoledì (stasera) dovrebbe essere una formalità». Nel ‘98 lottavano per lo scudetto, adesso sembrano su due pianeti diversi. «Il lavoro della Juventus negli ultimi anni è stato eccezionale, in Italia non ha rivali. Ci sta provando il Napoli, ma i bianconeri hanno qualcosa in più». E in Europa? «Con il Bayern sarà molto difficile, loro hanno tutto. Ma Allegri è intelligente, sa quando coprire e quando colpire». È il miglior allenatore italiano? «Sicuramente uno dei più bravi. Tra i giovani mi piace anche Di Francesco, il futuro è suo» E tra gli arbitri? «Rizzoli è davanti a tutti, poi ci sono Rocchi e Orsato. Ma d’altronde l’Italia riesce sempre a mettere in evidenza i suoi direttori di gara, qui la qualità è alta. E sono contentissimo anche per la crescita di Banti, livornese come me». In Serie B, invece, si sono visti tanti disastri. «Il gruppo non è di altissimo livello, serve un po’ di tempo. Ma c’è una spiegazione a questo fatto.Quando arbitravo io, i direttori di gara di Serie A e B formavano una squadra unica. Oggi no, oggi sono divisi in due. E non c’è più quello scambio formativo, un preciso criterio di valutazione. Io credo che sia fondamentale tornare a un organico unico, la divisione non ha senso». È favorevole alla moviola in campo? «Non lo sono mai stato, io vedo il calcio come un gioco da non interrompere. A proposito, ma se nel ’98 ci fosse stata proprio la moviola in campo, cosa sarebbe successo? Ripensando alle parole di Collovati…» (Il Tirreno)

lunedì 8 febbraio 2016

E la zanzara è kaputt

Contro Zika il Brasile schiera soldati e statali. E' la guerra del presidente Dilma Rousseff alle zanzare responsabili della diffusione del virus, dichiarata in un messaggio televisivo alla nazione, rimbalzato sulla stampa internazionale. Il capo di Stato ha annunciato che sabato è prevista una giornata di mobilitazione nazionale, durante la quale migliaia di soldati e di dipendenti statali dovrebbero essere coinvolti in una vera e propria 'caccia' porta a porta alla Aedes aegypti, la zanzara nel mirino. La loro missione sarà infatti quella di sradicare gli insetti da eventuali 'nidi' in case e uffici. Rousseff è determinata. "Insisto: dal momento che la scienza non ha ancora sviluppato un vaccino contro il virus Zika - ha affermato - l'unico metodo efficace che abbiamo per prevenire questa malattia è una battaglia vigorosa contro la zanzara" portatrice. E visto che "la maggior parte si riproduce nelle case della gente o in prossimità", la via da battere è andare a eliminare le larve lì dove si annidano. Per la lotta alla Aedes aegypti sono state stanziate ingenti risorse, ha aggiunto Rousseff nel suo discorso, perché questa è una battaglia che "non può essere persa. Tutti noi dobbiamo prendervi parte. Abbiamo bisogno dell'aiuto e della buona volontà" generali. "Collaborate, mobilitate la vostra famiglia e la vostra comunità", ha incitato il presidente. Il timore per Zika è sostenuto dal possibile collegamento con lo sviluppo di microcefalia nei neonati. Il virus si sta diffondendo attraverso le Americhe e l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l'emergenza per la salute pubblica globale proprio in virtù di questa eventuale correlazione. Il presidente brasiliano ha voluto mandare un "messaggio di conforto" alle mamme e alle future mamme: "Faremo di tutto, assolutamente tutto quello che è nella nostra portata, per proteggervi e per offrire un sostegno ai bambini affetti da microcefalia e alle loro famiglie", ha garantito. Su un altro fronte, però, è già polemica. Le autorità sanitarie di Nazioni Unite e Usa, secondo quanto riporta la 'Bbc' online, hanno separatamente puntato il dito contro il Brasile che non condividerebbe abbastanza campioni e dati necessari per determinare se il virus Zika è responsabile dell'aumento del numero di bambini nati con microcefalia. Quello che dicono è che la mancanza di informazioni sta intralciando gli sforzi per approdare a test diagnostici, farmaci e vaccini. I laboratori europei e statunitensi sostengono infatti di aver bisogno di campioni dei precedenti focolai per poter condurre una ricerca efficace sull'evoluzione del virus. Uno dei principali ostacoli sarebbe rappresentato dalla legge brasiliana, in base alla quale sarebbe tecnicamente illegale per i ricercatori e gli istituti del Paese distribuire materiale genetico, inclusi dunque i campioni di sangue contenenti Zika e altri virus

giovedì 28 gennaio 2016

Samsung leader indiscusso. ...

Anche se il 2015 di Samsung non è stato dei migliori per quanto concerne gli utili netti, il produttore sud coreano si è confermato il primo produttore mondiale di smartphone, sia nell’ultimo trimestre sia nel totale del 2015. Questo è quanto emerge dai dati rilevati da diverse compagnie di analisi che mostrano una crescita di Samsung nell’ultimo trimestre anche se il 2015 è stato molto più ricco di soddisfazioni per altri produttori. Nell’ultimo trimestre infatti Samsung ha staccato Apple, che risulta seconda anche nel computo totale, ma con una crescita anno su anno nettamente migliore. La casa di Cupertino infatti cresce del 20% rispetto al 2014 arrivando al 16% del mercato. Ancora meglio però ha fatto Huawei, il cui volume di vendita è cresciuto del 44%, ma anche Lenovo con un +24,5% e Xiaomi con un + 22,8% non sono rimasti a guardare.    Samsung ha consegnato un numero di smartphone che va dai 320 ai 325 milioni di unità, mentre Apple si attesta a 231,5 milioni. Al terzo posto sale Huawei con circa 107 milioni di smartphone venduti, mentre la top 5 è completata da Lenovo con 74 milioni di unità e Xiaomi con circa 72 milioni di dispositivi. Pur tra tante difficoltà dovute alla crisi economica il mercato degli smartphone continua a crescere, facendo registrare un +10,1% rispetto al 2014 con un totale per il 2015 che arriva a 1,432 miliardi di smartphone venduti, in pratica uno ogni cinque abitanti del nostro pianeta

martedì 26 gennaio 2016

Figura de palta (merda)hahahah

Dopo che il presidente bianconero aveva raggiunto l’accordo di separazione con Emma Winter, nuovo colpo di scena nella relazione di Andrea con la moglie separata dell’ex capo del marketing bianconero, passato al Barcellona TORINO - Il tweet che Andrea Agnelli aveva lanciato da New York, il 2 gennaio scorso, sembrava beneaugurante: 2016, when everything will become possible", cioè quando tutto diventerà possibile. La foto, scattata davanti al love wall, il muro dell’amore, ritraeva il presidente della Juve felice insieme con Deniz Akalin, moglie separata di Francesco Calvo, ex capo del marketing Juve passato al Barcellona dopo la rottura con la signora di cui si era innamorato Agnelli, che di Calvo era ottimo amico. Mai fidarsi delle apparenze. Perché quel tweet, sussurrano stasera alcune bene informate fonti torinesi, in realtà era una sorta di estremo messaggio d’amore lanciato da Andrea a Deniz, clamorosamente ritornata dal marito, presso il quale, nelle scorse settimane era volata spesso, in nome della figlia che Deniz ha dato a Francesco. Ritorno di fiamma o scelta di vita nel superiore interesse della bimba? Sta di fatto che la decisione della signora ha gettato il presidente della Juve nello sconforto, senza dimenticare i dissapori con il cugino John Elkann. Questi non ha mai digerito la svolta sentimentale di Andrea. Tanto che l’assenza dallo Stadium del presidente di Exor, cioè del proprietario della Juve, si protrae da mesi e non può più essere catalogata come derivante dai molteplici impegni di Elkann medesimo. EMMA WINTER, ADDIO AD AGNELLI AGNELLI-DENIZ AKALIN, IL PRIMO BACIO E pensare che Andrea e Deniz sembravano finalmente liberi di amarsi alla luce del sole, dopo l’accordo di separazione da Agnelli raggiunto con Emma Winter, la signora inglese, madre dei due figli del presidente della Juve la quale, il 30 ottobre, sempre su Twitter, aveva annunciato: sono single. Mancano conferme ufficiali, eppure sembra che, per restare in ambito british, l’agreementsul fronte pecuniario sia stato raggiunto attorno alla somma di due milioni di euro annui, garantiti da Andrea ad Emma. Quest’ultima avrebbe deciso di trasferirsi da Torino a Milano. Intanto, Andrea, di Deniz innamoratissimo, spera che lei torni a Torino. Il seguito alla prossima puntata.

I soliti Noti.....

Sequestri nella sede del Milan, coinvolte 64 persone tra dirigenti, calciatori e procuratori: indagati Galliani, De Laurentiis e Lotito, coinvolto anche Lavezzi ROMA - La Guardia di Finanza sta eseguendo un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti di 64 persone tra cui massimi dirigenti, calciatori e procuratori di squadre di calcio di serie A e B. L'ipotesi di reato è evasione fiscale e false fatturazioni. L'inchiesta è condotta dai pm della procura di Napoli Danilo De Simone, Stefano Capuano e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli. Tra le decine di indagati nell'indagine della procura di Napoli, che ha portato al sequestro di beni per circa 12 milioni, ci sarebbero l'Ad del Milan Adriano Galliani, il numero uno della società partenopea Aurelio De Laurentiis, il presidente della Lazio Claudio Lotito, l'ex presidente e Ad della Juventus Jean Claude Blanc. Tra i calciatori, indagati anche il Pocho Lavezzi e l'ex Giocatore Crespo. Coinvolti, infine, diversi procuratori, tra cui Alessandro Moggi. La Guardia di Finanza si è presentata a Casa Milan alle 8.30 e sta acquisendo documenti. ALESSANDRO MOGGI - "Non ho mai eluso le norme del fisco e dello sport, ho sempre rispettato i miei obblighi di contribuente". È questa la linea difensiva che Alessandro Moggi, indagato dalla procura di Napoli per presunte evasioni fiscali, esprime in una dichiarazione all'Ansa. AURELIO DE LAURENTIIS - "Sono super tranquillo, è tutta fuffa". Così Aurelio De Laurentiis commenta le indagini avviate dalla procura di Napoli a carico di 64 persone per evasione fiscale e false fatturazioni, rispondendo alle domande dei cronisti a margine della presentazione, a Roma, del nuovo film di Carlo Verdone 'L'abbiamo fatta grossà. "È una notizia non commentabile, è una storia vecchia. Comunque - conclude De Laurentiis con una punta di ironia - sono anche cose che inventate voi giornalisti". SEQUESTRO DI 2 MILIONI A CRESPO - Circa 2 milioni a Hernan Crespo; oltre 1 milione ad Alessandro Moggi; 240 mila euro all'ad del Milan Adriano Galliani. Sono alcune delle cifre relative alle presunte evasioni fiscali contestate dalla procura di Napoli a dirigenti, calciatori e procuratori, per le quali il Gip del tribunale di Napoli Luisa Toscano ha disposto il sequestro in quanto considerate profitto di reato. Nel dettaglio tra i dirigenti sportivi sono attribuite evasioni per 64 mila euro al patron del Palermo Maurizio Zamparini; 69.720 euro al dirigente della Fiorentina Andrea Della Valle; 30 mila euro al presidente del Genoa Enrico Preziosi; 37.500 euro ciascuno agli ex dirigenti della Juventus Jean Claude Blanc e Alessio Secco; 28.600 euro a Claudio Lotito, patron della Lazio; 28.350 euro a Aldo Spinelli, presidente del Livorno; 8.321 euro ad Aurelio De Laurentiis, numero 1 del Napoli; 55.150 a Massimo Mezzaroma ex patron del Siena. Tra i calciatori oltre che per Crespo (1.965.797 euro) sequestri sono stati ordinati nei confronti di German Denis (321.068); Adrian Mutu (211.293); Ciro Immobile (106.898); Antonio Nocerino (422.117); Ignacio Fideleff (679.769); Ezequiel Lavezzi (394.454) e Diego Milito (721.040) tra gli altri. Per quanto concerne infine i procuratori sportivi oltre a Moggi (1.164.223), provvedimenti di sequestro sono stati emessi nei confronti degli agenti argentini Alejandro Mazzoni e Eduardo Rossetto per l'identica cifra di 709.630 euro; e inoltre di Fernando Hidalgo 1.244.487 e Leonardo Rodriguez (1.000.837). LIVORNO - In merito all'inchiesta sul calcio che ha coinvolto dirigenti, calciatori e procuratori di diverse società di A e B, il Livorno fa sapere di aver già sanato con l'Agenzia delle entrate la sua posizione riguardo alla procura di Tavano. A riferirlo la stessa società amaranto in una nota pubblicata oggi sul suo sito ufficiale: "In riferimento alle notizie di stampa uscite nella giornata odierna riguardanti la chiusura delle indagini della Procura di Napoli - si legge nella nota - l'As Livorno Calcio comunica che la posizione della società amaranto, attinente la procura del calciatore Tavano, è già stata sanata con l'Agenzia delle entrate di Livorno". TAVECCHIO NON COMMENTA - "Ho letto quello che avete letto voi e non posso fare commenti su cose che non conosco": così, a Potenza, il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ha risposto a una domanda dei giornalisti sull'inchiesta "Fuorigioco" della Procura di Napoli. Stamani Tavecchio è a Potenza per partecipare all'inaugurazione della nuova sede del Comitato regionale lucano. MALAGÒ - "È fondamentale che tutto sia chiarito prima possibile, anche per fare in modo che gli attuali indagati non diventino dei colpevoli per l'opinione pubblica". Così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, a margine della giunta del Comitato olimpico svoltasi a Cortina, ha commentato la nuova indagine che scuote il mondo del calcio italiano. "Il mio invito è quello di non essere colpevolisti o giustizialisti - ha aggiunto Malagò -. Ogni indagine non fa bene, non è di certo una bella cosa, danneggia sicuramente l'immagine degli indagati e dello sport, ma non è detto che, alla fine, ci siano dei colpevoli: l'esito non è necessariamente negativo. Mi chiedo se si tratti della conclusione della vicenda già avviata nel 2012, su presunte anomalie nei contratti da parte di alcune società, oppure ci sia qualcosa di diverso. Questa nuova indagine ci ha colto alla sprovvista. Sta agendo la Guardia di finanza, proprio perché va fatta una analisi tecnica, va verificato se si tratta di un problema di carattere fiscale o altro. È chiaro che la notorietà di alcuni nomi comporta un clamore roboante". COMUNICATO MILAN - «Vicenda marginale enon fondata. La sua risoluzione tributaria e penale sarà una doverosa archiviazione». LA POSIZIONE DEL NAPOLI - "No comment" è la posizione del Napoli in merito all'inchiesta "Fuorigioco" della procura di Napoli. Contattato dall'ANSA, il capo della comunicazione del club di De Laurentiis ha spiegato che la società "non commenta le inchieste in corso" LOTITO - L'avvocato della Lazio, Gian Michele Gentile, in merito all'indagine della procura di Napoli, 'Operazione Fuorigioco', che vede tra gli indagati anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito: «Ho parlato con Lotito, non ha ricevuto nessun atto dal quale risulta che è indagato. Nessun avviso di garanzia, niente. Ha saputo tutto dalle notizie di oggi. Se è indagato? La procura non se lo sarà inventato, ma ad oggi Lotito non ha avuto nessuna notifica di alcun atto. Non abbiamo nessun segnale di alcun tipo, se ci fosse stata una perquisizione Lotito me lo avrebbe detto». «La Lazio è certa di poter dimostrare agli inquirenti la piena regolarità del suo operato: il procuratore Alessandro Moggi ha agito su incarico della società, formalmente conferito, ed è stato retribuito attraverso bonifici bancari». È questo, in una dichiarazione all'Ansa, il senso della difesa della società biancoceleste, il cui presidente Claudio Lotito è stato indagato nell'ambito dell'inchiesta 'Fuorigioco'. EX DG BARI - "Sono sereno, avrò senza dubbio la possibilità di comprendere meglio la questione e dimostrare i fatti: in questa operazione non ho avuto alcuna parte". L'ex direttore generale del Bari Claudio Garzelli commenta così l'inchiesta su calcio e frodi fiscali che lo vede indagato per il trasferimento al club pugliese del centrocampista Matteo Paro dal Genoa. Attualmente è esperto per le licenze Uefa in un comitato di controllo della Figc. "L'ingaggio di Paro - spiega all'ANSA - è avvenuto in un periodo antecedente al mio arrivo al Bari. È una operazione che risale al campionato precedente. Come amministratore negli anni successivi, non ho cognizione degli effetti che abbia creato nella gestione del club". Garzelli risulta indagato insieme al procuratore Alessandro Moggi e all'ex ds del Bari Giorgio Perinetti. Dal 2010 al 2012 è stato direttore generale del Bari, al tempo di proprietà della famiglia Matarrese. L'INDAGINE - L'inchiesta che ha portato ai provvedimenti di oggi nasce con la Guardia di Finanza che nel 2012 nelle sedi del Napoli e della Figc acquisisce i contratti di Ezequiel Lavezzi, ceduto dal Napoli al Psg, e del quasi sconosciuto attaccante argentino Cristian Chavez. Partendo da quella attività, nove mesi dopo, i finanzieri si sono presentati nelle sedi di 41 società di serie A e B per acquisire ulteriore documentazione. Gli investigatori parlarono di un "fenomeno generalizzato" nel calcio italiano, vale a dire la "progressiva ed esasperata" lievitazione degli oneri relativi agli ingaggi dei calciatori. LA LISTA 8 PROCURATORI - Alessandro Moggi, Marco Sommella, Vincenzo Leonardi, Riccardo Calleri, Umberto Calaiò, Adrian Leonardo Rodriguez, Fernand Osvaldo Hidalgo, Alejandro Mazzoni, Edoardo Luis Rossetto. 37 DIRIGENTI SOCIETARI - Antonio e Luca Percassi, Claudio Garzelli, Giorgio Perinetti, Luigi Corioni, Gianluca Nani, Sergio Gasparin, Pietro Lo Monaco, Igor Campedelli, Maurizio Zamparini, Rino Foschi, Daniele Sebastiani, Andrea Della Valle, Pantaleo Corvino, Alessandro Zarbano, Enrico Preziosi, Luciano Cafaro, Jean Claude Blanc, Alessio Secco, Claudio Lotito, Marco Moschini, Renato Cipollini, Aldo Spinelli, Adriano Galliani, Aurelio De Laurentiis, Tommaso Ghirardi, Pietro Leonardi, Pasquale Foti, Edoardo Garrone, Umberto Marino, Massimo Mezzaroma, Roberto Zanzi, Giovanni Lombardi Stronati, Francesco Zanotti, Sergio Cassingena, Dario Caassingena, Massimo Masolo. 17 CALCIATORI - Gustavo Gerrman Denis, Juan Fernando Quintero, Adrian Mutu, Ciro Immobile, Matteo Paro, Hernan Crespo, Pasquale Foggia, Antonio Nocerino, Marek Jankulovski, Cristian Gabriel Chavez, Ignacio Fideleff, Ivan Ezequiel Lavezzi, Gabriel Paletta, Emanuele Calaiò, Cristian Molinaro, Pabon Rios, Diego Milito.

domenica 24 gennaio 2016

Le società di calcio più ricche. .......

l Real Madrid è la società di calcio più ricca del mondo per l'undicesimo anno consecutivo. Secondo uno studio di Deloitte, azienda presente in diversi ambiti, sia in Italia che nel Mondo, la scoietà spagnolo ha fatturato 577 milioni di euro ed è leader della classifica "Football Money League", una particolare Top che vede protagonisti i club più ricchi del mondo. La prima italiana è la Juventus. Undici anni consecutivi primi nella classifica dei più ricchi, questo è l'incredibile risultato del Real Madrid. La società del Presidente Perez può godere d una situazione economica idilliaca non accompagnata, però, da altrettanti successi in questi anni: 3 Campionati Spagnoli, 2 Supercoppe Spagnole, 2 Coppe del Re, 1 Champions League, 1 Supercoppa Europea e 1 Coppa del Mondo per Club. 10 titoli in 11 anni. Non molti per una squadra come il Real Madrid ma la classifica non tiene conto solo delle vittorie. Anzi, Deloitte, per stilare questa classifica, ha tenuto conto degli incassi da stadio, diritti televisivi, sponsorship e marketing. Nient'altro. Non sono contemplate nemmeno le plus valenze dei calciatori che vengono venduti nelle sessioni di mercato. Al secondo posto di questa classifica troviamo il Barcellona con 560.8 milioni di euro di fatturato. La squadra catalana supera il Manchester United grazie anche agli introiti derivati dal Triplete conquistato la stagione passata. Per fare un confronto, tutto spagnolo, la squadra di Bartolomeu ha conquistato, dalla stagione 2004/2005, 29 trofei. Dietro le due potenze spagnole troviamo il Manchester United. La squadra inglese è da sempre una delle più granzi aziende di calcio e marketing, o meglio dire marketing applicato al calcio, del globo. Una vera e propria industria del merchandising che esporta i suoi prodotti in tutto il mondo. La Premier League è infatti la competizione più riccadel mondo e soprattutto più vista e richiesta. I Red Devils hanno fatturato 519.5 milioni di euro. Il quintetto viene chiuso, in ordine, dal Paris Saint Germain, grazie anche alla fresca partnership con la Qatar Tourism Authority che ha offerto una sposorizzazione da "sceicchi" che porta il fatturato a 480.8 milioni. Appena dopo i francesi troviamo il Bayern Monaco. La società tedesca ha un fatturato di 474 milioni di euro. Ecco la top 10 delle squadre più ricche del mondo: - REAL MADRID - 577.0M - BARCELLONA - 560.8M - MANCHESTER UNITED - 519M - PARIS SAINT GERMAIN - 480.8M - BAYERN MONACO - 474.0M - MANCHESTER CITY - 463.5M - ARSENAL - 435.5M - CHELSEA - 420.0M - LIVERPOOL - 391.8M - JUVENTUS - 323.9M Nelle prime 30 posizioni troviamo in maggioranza assoluta le società inglesi, nello specifico: 17 squadre della Premier League (Manchester United e City, Arsenal, Chelsea, Liverpool, Tottenham, Leicester City, Swansea, Crystal Palace, Aston Villa, Everton, West Ham, Southampton, Sunderland, West Bromwich, Stoke City e Newcastle), 5 della Serie A (Juventus, Milan, Roma, Inter e Napoli), 3 della Liga (Real Madris, Barcellona e Atletico Madrid), 3 della Bundes (Bayer Monaco, Borussia Dortmun e Schalke 04), 1 della Ligue One (PSG) e 1 dal Campionato Turco (Galatasaray). Facendo una somma del volume d'affari solo delle squadre presenti nella Top 30 stilata da Deloitte, possiamo dire che il volume d'affari delle squadre inglesi (contando le 17 della classifica) supera abbondantemente i 3 miliardi e mezzo mentre la Liga, con le sue tre squadre, arriva ad un miliardo e 324 milioni di euro. La Serie A, con le sue cinque squadre, non è messa affatto male, arrivando a quota 993 milioni di euro. Dimostrando che, con tanto lavoro, anche le top team italiane possono puntare ai primi posti della classifica e la Juventus ne è una prova. E' proprio la squadra del Presidente che chiude la Top 10 a livello internazionale ed è la prima delle italiane con un fatturato di 323.9 milioni di eruo, superiore -non di poco- a qullo dello scorso anno, grazie alla finale di Champions League. Un'altra sfida vinta per la Vecchia Signora che oltre a continuare a fare risultati positivi, si dimostra la miglior società anche negli investimenti, Juventus Stadium in prima linea. In ordine di fatturato, dietro il colosso bianconero, troviamo il Milan, al 14° posto nel mondo con 199,1M, la Roma, al 16° 180,4M con , l'Inter al 19° con 164,8 milioni di euro e il Napoli che, complice lo scivolone dalla Champions all'Europa League, chiude in 30° posizione come fanalino di coda con 125,5 milioni di fatturato

Un caso (mai)risolto.....

Rudy Guede ha deciso di parlare: l'ivoriano condannato per concorso in omicidio di Meredith Kercher ha rotto il silenzio e ha raccontato tutta la sua verità in un'intervista esclusiva alla trasmissione 'Storie Maledette', in onda su Rai 3. Rudy Guede è stato condannato con rito abbreviato a 16 anni di reclusione, per aver ucciso e violentato (sentenza del 16 dicembre 2010), insieme ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito (poi entrambi assolti in via definitiva il 27 marzo del 2015), la giovane Meredith Kercher, il primo novembre del 2007. Dalla data delle sentenza è rinchiuso nel carcere di Viterbo e solo ora ha deciso di parlare e raccontare la sua verità sulla tragica vicenda. E per rendere nota la sua versione dei fatti ha scelto Franca Leosini, per la prima puntata della nuova stagione di 'Storie Maledette'. Nel corso della trasmissione, andata in onda ieri sera, 21 gennaio, su Rai 3, ha parlato dell'omicidio, ma anche della storia giudiziaria di cui è stato, suo malgrado, protagonista. Si parte forte, perché Rudy sostiene di essere parzialmente responsabile della morte della ragazza: 'Io non l’ho uccisa, in quella casa c’era Amanda Knox con un uomo'. Su questo punto sembra essere così certo da essere pronto a giurare sulla sua stessa vita: 'Io dico al 101% che Amanda c'era. Ho riconosciuto la sua voce, la conoscevo. Dopodiché, per quanto riguarda la seconda persona, io facendo un percorso mentale di quel momento, non posso essere in grado di dire chi fosse all’epoca'. Ora Rudy ha deciso di aprire anche un profilo Facebook e il suo primo post recita: 'Da oggi inizio a raccontarvi la mia storia'. Subito dopo attacca gli avvocati di Raffaele Sollecito, che avevano diffidato la Rai dal mettere in onda la puntata con Rudy Guede: 'Perché non aspettare che la trasmissione sia finita piuttosto che diffidare la Rai dal mandarla in onda? Laddove ce ne fosse bisogno e se ne riscontrasse l’ipotesi, chi oggi chiede la diffida potrebbe tranquillamente denunciarmi per diffamazione. Ma dovrebbe ascoltare prima quello che anche io ho da dire'. Rudy entra poi nel cuore della vicenda e ammette di aver avuto un attimo di intimità con Meredith: 'Poi ci siamo rivestiti e dopo un po’ di tempo avevo bisogno di andare in bagno. Sono andato in quello grande, era il più vicino al salotto e lontano dalla camera di Meredith'. E' proprio mentre si trova lontano da Meredith che lei viene brutalmente assassinata: 'Quando ero in bagno, ho sentito suonare al campanello, ho riconosciuto la voce di Amanda Knox, sono sicuro al 100% che era lei e ho sentito che le due litigavano. Sono rimasto in bagno per 10-11 minuti e lo so perché ascoltavo la musica: due brani interi e il terzo fino a metà. Poi ho sentito un urlo più forte del volume della cuffia che avevo nell'orecchio. Era straziante'. Poi la confessione più scioccante, l'ammissione di colpa: 'Mi sento di non aver fatto quello che avrebbe fatto anche un bambino di sei anni, ovvero chiamare aiuto, soccorrere Meredith. Lei si chiederà perché sia scappato via, però in quei momenti tante cose ti vengono in testa. La paura ha prevalso su di me e per questo non ho agito nel miglior modo possibile per aiutare Meredith'. Sul finire della trasmissione, Rudy trova spazio per le scuse, che rivolge alla famiglia della vittima: 'Chiedo scusa alla famiglia di Meredith per non aver provato a salvare questa ragazza. Se mi devo fare 20 anni per non essere riuscito a soccorrere questa ragazza, mi va bene. Però non posso fare un solo giorno di carcere per l’omicidio di Meredith'. Ma il programma non finisce con la richiesta di perdono, subito dopo infatti, Rudy passa nuovamente all'attacco e lancia accuse inequivocabili: 'Al di là di ogni ragionevole dubbio, sono stato condannato in concorso. Penso che anche Raffaele Sollecito e Amanda Knox sappiano come siano andate le cose'.

sabato 16 gennaio 2016

16 anni ti è andata di lusso schifosa

E' giunta la sentenza per Martina Levato e Andrea Magnani, a processo per le aggressioni con l'acido a Milano in cui è coinvolto anche Alexander Boettcher, amante della 24enne ex studentessa della Bocconi, il cui procedimento segue il rito ordinario, mentre i primi due avevano scelto il rito abbreviato. Martina Levato è stata condannata a 16 anni di reclusione e tre anni di libertà vigilata, mentre Andrea Magnani è stata decisa una pena di 9 anni e sei mesi, per avere aggredito con l'acido lo studente Stefano Savi. Martina Levato e Alexander Boettcher erano già stati condannati a 14 anni nel processo per l’agguato a Pietro Barbini. Il giudice ha riconosciuto anche un risarcimento da un milione di euro a Barbini e Stefano Savi, più 100 mila euro ai loro familiari oltre a 50 mila euro per le altre due vittime, Giuliano Carparelli e Antonio Margarito. Nelle pagine seguenti vediamo chi sono stati tutti gli attori in gioco in questa drammatica vicenda. Martina Levato A 23 anni Martina Levato si è trasformata da studentessa bocconiania modello a mente della cosiddetta banda dell'acido. Figlia unica di due insegnanti, si è unita in un sodalizio criminale insieme all'amante Alexander Boettcher e al complice Andrea Magnani per sfregiare i suoi ex in una sorta di ''rito purificatore''. Voleva ''purificarsi da esperienze sessuali negative perché avevo scoperto di essere incinta'', ha detto. Quando prese di mira l'ex compagno di liceo Pietro Barbini e lo colpì con l'acido, lei era infatti già incinta di Boettcher, verso il quale aveva una sorta di morbosa devozione. ''Non è giusto, non riesco a capire perché 16 anni a me e 9 anni e 4 mesi a Magnani, anche questa volta si sono accaniti su di me'', ha commentato scoppiando a piangere dopo la lettura della sentenza di condanna a suo carico. Alexander Boettcher Alexander Boettcher, immobiliarista e broker 30enne, è l'amante di Martina Levato, e padre di suo figlio Achille. E' però sposato da 10 anni, anche se la moglie era totalmente all'oscuro della relazione che lui aveva con la studentessa. ''Ciao - scriveva alle amiche - sono l’uomo Diavolo, deve ancora nascere la ragazzina che mi prende in giro, occhio per occhio, dente per dente, non contrastare il malvagio'', per poi inviare una foto con il viso della Levato scarnificato dalla ''A'' di Alexander. Faccia d'angelo, il bravo ragazzo che sa esercitare il suo fascino sugli altri è però, secondo i giudici un ''soggetto pericoloso'' e non gli viene permesso di lasciare la gabbia dell'aula di tribunale durante il processo. Dopo una prima condanna a 14 anni per l'aggressione a Pietro Barbini, ha preferito non seguire Martina e Magnani sulla strada del rito abbreviato nel processo per i blitz per dare una lezione agli altri ex di Martina. Andrea Magnani  Il bancario Andrea Magnani è stato definito il complice ''gregario'' e succube della Levato e di Boettcher, arrestato un mese dopo di loro, è stato condannato a una pena di nove anni e sei mesi. Del suo rapporto con la coppia ha raccontato più volte di essere stato minacciato lui stesso con l'acido dalla Levato, ma che eseguiva quello che gli veniva chiesto da Boettcher perché di lui si fidava ciecamente, era ''lo stratega - ha detto - e io, diciamo pure, che ero il soldato''. Le vittime Pietro Barbini è lo studente sfregiato con l’acido il 28 dicembre 2014 a Milano, la vittima della banda dell'acido muriatico che ha subito danni permanenti all’occhio destro per via delle ustioni, una necrosi al naso e lo sfregio permanente del viso. Al liceo era stato compagno di classe di Martina e avevano avuto una storia. E' grazie a lui se con l’aiuto del padre e di un passante riuscì a bloccare Alexander Boettcher portando all’arresto dei responsabili. Pietro ora è tornato in America, dove studiava Economia, e il fatto di aver ripreso a seguire le lezioni lo aiuta molto, ha raccontato il suo legale. Stefano Savi è un'altra delle vittime. Lo studente di Economia alla Bicocca fu aggredito con l'acido sotto casa sua nella notte tra il 1 e il 2 novembre 2014 probabilmente per errore, perché somigliante al giovane fotografo Giuliano Carparelli, vero obiettivo di Martina, Alexander e del complice Andrea Magnani. Le conseguenze dell'acido ricevuto addosso sono ben tangibili: "Devo indossare una maschera protettiva 15 ore al giorno, posso fare poco'', ha raccontato. Lo stesso Giuliano Carparelli fu poi aggredito con le stesse modalità il 15 novembre, ma riuscì a ripararsi dal lancio di acido usando un ombrello. Carparelli e Martina Levato si erano incontrati una sola volta, l’8 febbraio 2014 alla discoteca Divina, e da quasi sconosciuti avevano vissuto una sera sfrenata di alcol e sesso ''Fu Levato a farmi delle avance. Ci sedemmo sulle scale fuori dalla discoteca a fumare una sigaretta. E poi lei mi ha regalato sesso orale''. Prima di Loro, fu la volta di Antonio Margarito, studente dell'Università Cattolica che il 19 maggio 2014, che subì un tentativo di evirazione dalla Levato mentre erano appartati in macchina. La giovane lo aveva però denunciato per tentata violenza sessuale e per uno stupro passato, subito durante una vacanza in Puglia nel 2013. Tutte accuse che sono poi cadute e la Levato è stata condannata per calunnia.

Succede in Italia

Due fratelli di sette e dieci anni che vivono a Padova, e frequentano la stessa scuola elementare, hanno vissuto un'esperienza davvero imbarazzante, che ha mandato su tutte le furie i genitori. Il bambino più piccolo, vittima dell'influenza intestinale, si è sentito improvvisamente male mentre era in classe, e non riuscendo a raggiungere in tempo il bagno, si è sporcato. La bidella, allora, ha pensato bene di andare a chiamare il fratello più grande che seguiva una lezione in un'altra classe, e gli ha fatto pulire il pavimento. La notizia dell'incredibile comportamento avuto dalla signora bidella dell'istituto è apparsa su alcuni quotidiani online di Padova e si riferisce a fatti che sarebbero accaduti in una scuola elementare cittadina. La madre dei bambini ha protestato con i vertici scolastici chiedendo spiegazioni circa l'iniziativa della bidella. Secondo quanto raccontato dagli scolaretti alla mamma, il fratello maggiore sarebbe stato obbligato anche a lavare il pavimento, dopo essersi dovuto prendere cura del bimbo più piccolo, cambiandolo.

Vergogna Fifa

16/01/2016 11:42 SOTTOMISSIONE, UN PASSO ALLA VOLTA - LA FIFA CANCELLA CON PHOTOSHOP LA SCRITTA “100% GESÙ” DALLA BANDANA DI NEYMAR - MOTIVO? POTEVA OFFENDERE IL MONDO ARABO - ANCHE IL REAL MADRID HA RIMOSSO LA CROCE DAL SUO SIMBOLO PER “VENDERSI” MEGLIO NEI PAESI MUSULMANI E’ l’ultimo divieto deciso e imposto dalla madre chiesa di Zurigo, la federazione mondiale del pallone così ha fatto, cancellando dalla bandana di Neymar, con un ritocco detto Photoshop, la scritta che avrebbe provocato allergie nel mondo arabo…  NEYMAR CON LA BANDANA SU GESU Non nominare il nome di Dio invano, è il secondo comandamento. La Fifa inventa l’undicesimo, non scrivere “100% Gesù”. E’ l’ultimo divieto deciso e imposto dalla madre chiesa di Zurigo, la federazione mondiale del pallone così ha fatto, cancellando dalla bandana di Neymar, con un ritocco detto Photoshop, la scritta che avrebbe provocato allergie nel mondo arabo. In attesa di calare altro, si incomincia dalla fascia immacolata, candida e riverente di un campione d’Europa e del mondo con il Barcellona, agitatore di folle calcistiche con i suoi gol ma pericoloso provocatori di folle medesime ma non cristiane, cingendosi il capo con quella bandana di fede.  neymar  LA FIFA CANCELLA LA SCRITTA GESU DALLA BANDA DI NEYMAR Già il Real Madrid aveva dovuto sbanchettare, per il mercato arabo, la croce dal proprio simbolo, ora mi aspetto che anche gli arbitri, al momento di sorteggiare il campo, siano obbligati a non pronunciare le parole fatidiche: testa o croce? Potrebbero provocare una fatwa e dunque scatenare l’inferno. Basta, Neymar si adegui: Gesù al 50%. Va bene così?

Pallone d'oro 2015......lo meritava Neymar👊👊👊

Nel 2010 Leo Messi vinse il suo secondo Pallone d'oro. Era la prima volta che il celebre premio del settimanale franceseFrance Football si fondeva con il Fifa Player of the Year e - sarà stato un caso - il fuoriclasse argentino ottenne quel riconoscimento nell'anno in cui l'Inter di Mourinho aveva realizzato il triplete Coppa Italia-scudetto-Champions League. Secondo e terzo arrivarono due compagni di Messi, Iniesta e Xavi.Figurarsi perciò se ci sono dubbi su chi vincerà il Pallone d'oro 2015, anno in cui è stato proprio il Barcellona di Messi a prodursi nel triplete. Eppure sarebbe un'ingiustizia. Non clamorosa come quella del 2010, ma pur sempre un'ingiustizia. Perché, nel frattempo, a Barcellona è successo qualcosa di incredibile. 

Lo scorso 26 settembre Messi si è rotto il legamento collaterale interno del ginocchio sinistro: il Barcellona ha scoperto che, per due mesi, avrebbe dovuto fare a meno di lui. E, se parlare di panico è troppo, di certo un po' di paura è venuta a una squadra che aveva ricominciato la stagione senza troppo brillare.

E invece, nonostante gli infortuni anche di Iniesta e Rakitic, per i blaugrana l'autunno è stato più dolce che mai. Perché i due compagni d'attacco di Messi, quelli che a ogni intervista non mancano di ripetere che Leo è moooolto più bravo di loro, in campo hanno dimostrato a ogni partita che forse le cose non stanno proprio così. Tanto per capirci: fino al 53' di Real Madrid-Barcellona di sabato sera (quando Iniesta ha dato il colpo di grazia ai blancos), dall'infortunio di Messi il Barcellona aveva segnato 18 gol. Nove di Suarez e nove di Neymar. Nelle ultime 8 partite del Barça, Neymar ha partecipato a tutti e 18 i gol: 11 li ha segnati, degli altri 7 ha fornito gli assist. Nelle ultime 5 partite giocate dai blaugrana, Suarez ha partecipato a 10 gol: 8 li ha segnati e di due ha fornito l'assist. Con la doppietta al Real, il centravanti uruguaiano ha segnato 11 gol in 11 partite. Dall'inizio della stagione Neymar, in 15 partite, ha segnato 14 gol e servito 7 assist.

Insomma: la cosa incredibile è che, grazie a Suarez e Neymar, il Barcellona ha fatto tranquillamente a meno di Messi. Sorprendente, ma fino a un certo punto se si guardano anche alcuni numeri della passata stagione. Suarez, che per la squalifica per il morso a Chiellini al Mondiale brasiliano è tornato in campo solo a fine ottobre 2014, ha segnato comunque 25 gol e fornito 21 assist. Nella Champions League poi vinta, Neymar ha realizzato 9 gol, esattamente come Messi. Nell'anno solare 2015 Messi ha segnato 45 gol, Neymar 42 e Suarez 35. Ma nella finale di Champions League (che - Inter a parte - risulta spesso decisiva per vincere il Pallone d'oro), l'uruguaiano e il brasiliano hanno segnato un gol a testa. E dai piedi di O Ney è partito anche l'assist per l'1-0 di Rakitic.

Tutto questo per dire che se il Pallone d'oro è un premio al miglior giocatore dell'anno solare 2015, a vincerlo dovrebbe essere non Messi, ma uno fra Suarez e Neymar. L'uruguaiano potrebbe essere la prima scelta, perché a lui sono riuscite non una ma due imprese impossibili: far dimenticare Messi (in società con Neymar), ma anche trasformare il Barcellona da squadra del "falso nueve" per eccellenza a squadra col "nueve" più vero (e di gran lunga più forte) del mondo: per capirlo, guardare il suo esterno che vale l'1-0 al Real, o il suo movimento sul 2-0 segnato da Neymar. Ma soprattutto notare che l'azione nasce da un pallone rubato da lui alla difesa dei blancos.

Suarez è però il cattivone che morde gli avversari. Quindi, come si può pretendere che un'istituzione dalla morale specchiata come la Fifa* assegni il suo massimo riconoscimento a un simile delinquente? Ed è qui che rientra in gioco la candidatura di Neymar al Pallone d'oro 2015. La sua terza stagione al Barcellona ha trasformato il "filetto di farfalla" (definizione del suo allenatore al Santos, Vanderlei Luxemburgo) in un letale ballerino del calcio. Negli occhi di tutti è rimasto il suo gol-capolavoro al Villarreal, ma O Ney è tanto, tanto altro, riassumibile per esempio nell'assist di tacco a Iniesta per il gol del 3-0 al Real Madrid. E adesso che i suoi capelli rasati a zero stanno ricrescendo, abbiamo pure scoperto che, di natura, sarebbero ricci e crespi come quelli di calciatori di una certa importanza nella storia del calcio, brasiliano e mondiale: Pelé, per esempio. O Ronaldo. Il primo non ha mai vinto il Pallone d'oro perché, ai suoi tempi, bisognava essere europei. Il secondo ne ha vinti due. I numeri, il buon senso, l'equità sportiva, l'estetica calcistica e la continuità pilifera per assegnare a Neymar questo premio ci sono. Le probabilità che la Fifa lo faccia, quindi, sono pochissime.